by Editore | 16 Aprile 2011 7:03
ROMA – In attesa che la “prescrizione breve” superi anche la seconda lettura e che il “processo lungo” venga approvato al Senato, il Pdl entra a gamba tesa sull’inchiesta (e il processo) Ruby in cui il premier è il principale imputato. I capigruppo a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, presentano un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Alfano perché valuti «l’opportunità di intraprendere le iniziative ispettive e disciplinari di propria competenza». Sotto accusa finisce l’operato della Procura di Milano. La tesi, illustrata in conferenza stampa e contenuta nell’atto ispettivo, è che contro Silvio Berlusconi siano state compiute «palesi violazioni» della legge e della Costituzione. Il partito fa quadrato dunque attorno al presidente del Consiglio ed entra con un atto parlamentare nella dinamica dell’inchiesta (era già avvenuto alla Camera col voto d’aula che ha negato l’autorizzazione alla perquisizione dello studio del ragionier Spinelli). Non che nel quartier generale berlusconiano confidino realmente negli esiti dell’eventuale azione disciplinare – spiegano in ambienti del partito – talmente bassa è la fiducia riposta nel Csm. Piuttosto, l’obiettivo è quello di alimentare il fumus persecutionis attorno al processo che desta maggiore scandaloso tra i quattro che coinvolgono Berlusconi. E il messaggio mediatico è quel che più conta a Palazzo Grazioli. In pieno Consiglio dei ministri, annunciando la nomina di Nello Musumeci a sottosegretario, il premier fa il bilancio dopo l’approvazione della prescrizione breve: «È la dimostrazione che la maggioranza ha tenuto, che il ribaltone tentato da Fini insieme a parte della magistratura, è stato impedito, e che la maggioranza anzi si sta allargando». Dunque, dice rivolto ai ministri, «continuate a lavorare, andremo avanti fino al termine della legislatura». Intercettazioni e riforma della giustizia, i prossimi step. I suoi sono già al lavoro sulla procura di Milano. Violazione dell’articolo 68 della Costituzione e nell’uso delle intercettazioni, è l’accusa che muovono Gasparri e Quagliariello per invocare l’invio degli ispettori, contenuta nelle sei pagine dell’interrogazione illustrata al Senato. La prima irregolarità riguarderebbe la tempistica dell’iscrizione di Berlusconi al registro degli indagati. «Pensiamo – spiegano – che sia stata ritardata per consentire l’attivazione del giudizio immediato contro il premier e agevolare la prosecuzione di intercettazioni svolte in violazione della legge e della Costituzione». Il secondo strappo, a loro dire, riguarderebbe proprio le intercettazioni: «Siamo convinti che non siano state svolte correttamente, nel rispetto dell’articolo 68 della Carta», piuttosto, al fine di «ricostruire l’identità degli ospiti presenti presso l’abitazione di Berlusconi e la natura dei loro rapporti». Quagliariello chiama in causa il Colle: «Noi poniamo problemi di legalità e l’equilibrio tra giustizia e politica, quel check and balance richiamato dal Quirinale. Abbiamo il legittimo sospetto che la procura di Milano abbia messo in crisi questo equilibrio». Ispettori, azione disciplinare? Chi ha contattato ieri il Guardasigilli Alfano gli ha sentito dire che dell’iniziativa non ne sapeva alcunché. E che per il momento il ministro non abbia alcuna intenzione di inviare ispettori a Milano. Ma l’iniziativa surriscalda ancor più il clima politico. «La maggioranza si sta trasformando in un enorme collegio difensivo» commenta l’Udc Roberto Rao. E il segretario Pd Bersani attacca: «Siamo ridotti a questo, Parlamento e ministri che si mettono al servizio degli avvocati di Berlusconi, avvocati dicono e Parlamento e ministri eseguono». Col Pdl che gli replica: «Non siamo al servizio di nessuno se non del Parlamento e dei suoi diritti».
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