“Pronti a colpire ma non faremo raid sulle città “
ROMA – «Ora dovranno cambiare i nostri assetti, manderemo sempre dei Tornado ma di altro tipo, adatti a colpire bersagli al suolo con dei missili di precisione. Ma non attaccheremo mai, ripeto mai, obiettivi militari dentro le città ». Ignazio La Russa spiega il cambiamento della missione italiana sulla Libia, annunciato ieri sera dopo una telefonata tra Berlusconi e Obama. Ministro, perché questa svolta? «Parlare di svolta è improprio. Finora anche i nostri aerei hanno partecipato alle missioni di attacco, “eticamente” non c’è nulla di diverso. Solo che prima scortavamo e proteggevamo gli equipaggi alleati che andavano a colpire i nemici, facendo saltare i sistemi radar libici. Adesso colpiremo anche noi». Colpiremo cosa? «Abbiamo posto una condizione molto chiara. Non parteciperemo ad azioni contro bersagli situati all’interno di zone abitate. Non ci saranno missili italiani sulle città , ma solo su precisi e individuati obiettivi militari, per evitare al massimo il rischio di colpire i civili per sbaglio. Saranno missili con “selected targets”, le missioni sono decise dalla Nato ma siamo noi a tenere il dito sul grilletto». Una decisione frutto della telefonata con Obama? Sono stati gli americani a chiederci maggiore impegno? «Era da qualche giorno che avevamo avviato una riflessione su questo, precisamente da quando la Nato, durante la riunione dello scorso 14 aprile a Berlino, aveva chiesto a tutti un salto di qualità . Poi ci sono stati i contatti di Frattini: la telefonata tra Obama e il presidente del Consiglio ha chiuso il cerchio». Da Washington nessuna richiesta? «No, lo garantisco, almeno non in maniera diretta. Nel colloquio che ho avuto con Robert Gates, il segretario di Stato alla Difesa è stato molto corretto. Certo, non posso negare che ritenesse utile una nostra partecipazione più forte ai raid, ma senza alcuna ingerenza. È chiaro che, da quando gli Stati Uniti hanno deciso di rinunciare al lancio dei missili, il peso sugli altri paesi della coalizione è aumentato». Ma perché si è reso necessario questo maggiore coinvolgimento degli italiani? «La situazione sul terreno è complicata. In particolare a Misurata c’è una vera e propria emergenza umanitaria e noi non vogliano sottrarci alle nostre responsabilità . Non possiamo voltarci dall’altra parte, né possiamo fare meno di altri a difesa delle popolazioni civili». In questo modo l’Italia rischia di più? «Non ha senso questa domanda, rischiamo esattamente come prima. La missione è unica, solo che non ha più ragion d’essere quella divisione dei compiti che fino ad ora è andata bene a tutti». Adesso dovrete fare i conti con il dissenso della Lega, per di più a quindici giorni dalle elezioni. Calderoli dice che non voterà mai a favore dei bombardamenti. Come risponde? «Non rispondo, non commento la dichiarazione di Calderoli, non voglio fare polemiche con nessuno. Dico soltanto che il Parlamento ci ha autorizzato a una missione che comprende anche queste azioni, nel rispetto della risoluzione dell’Onu. Non cambia nulla». Quindi non ci sarà un altro voto? «Su questo deciderà il Consiglio dei ministri».
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WASHINGTON — Per questo tipo di missioni non serve sparare missili, sganciare bombe, utilizzare il cannone. Non ci sono esplosioni, crateri, fumo. Un’attività militare che non si vede ma che si «sente». È la guerra elettronica.