“Nel Fondo salva-imprese stranieri e privati”
BUDAPEST – Il fondo strategico salva-imprese che nascerà domani sotto l’ala della Cassa Depositi e Prestiti «sarà aperto anche ai privati e gli stranieri», conferma il ministro dell’economia al termine del vertice Ecofin di Godollo, in Ungheria. Non ci sarà invece nessun fondo per le banche che «sono solide». Ai partner Giulio Tremonti sottopone due nuove, scottanti questioni, due «cambiali» che andranno contabilizzate e valutate: il «debito atomico», così lo chiama, legato ai costi e ai rischi del nucleare che emergono dal disastro giapponese e pesano su tutti; «il debito geopolitico», connesso con i rivolgimenti in corso nel Nord Africa e il conseguente dramma dell’immigrazione. «Lampedusa è dappertutto», ammonisce. Nella conferenza stampa che si tiene in una saletta del Castello settecentesco, un tempo luogo di soggiorno della principessa Sissi, il ministro specifica che il nuovo fondo anti-scalate avrà «una logica non protettiva ma espansiva». E la precisazione non è casuale visto che la Commissione, di fronte all’affare Parmalat-Lactalis, gli ha inviato una lettera formale per chiedere chiarimenti. Tremonti stesso, nelle pieghe del summit, ne ha discusso con il commissario Ue Michel Barnier e ora dice di «condividere» le sue preoccupazioni, cioè l’importanza di rispettare le regole comunitarie sul mercato e sulla concorrenza. Altri colloqui ci sono stati anche con la collega francese Christine Lagarde. Non chiarisce invece se davvero entreranno nell’operazione anche fondi sovrani cinesi e se l’ammontare sarà di 20 miliardi: «Vedremo». E a chi gli fa notare come la normativa francese, su cui è modellata quella italiana, non contempli l’alimentare fra gli investimenti strategici, Tremonti replica: «Andate a vedere gli investimenti del loro fondo strategico e vedrete che c’è Danone», a suo tempo oggetto di attenzioni esterne. Maggiori dettagli comunque Tremonti li fornirà in Parlamento il 12 aprile. Il ministro ci tiene a mantenere l’incontro-stampa circoscritto ai temi europei. Perciò, per cominciare: nessun fondo salva-banche perché quelle italiane sono sane e «non hanno avuto bisogno di aiuti»; ben vengano stress test e aumenti di capitale. Entro fine mese sarà presentato a Bruxelles il piano nazionale di riforme (Pnr). Ricorda anche che nel «patto per l’euro» si ventila la possibilità di tassare più i consumi che i redditi: «L’Italia sta riflettendo». Ma soprattutto fa sapere che proporrà al Parlamento europeo di riflettere sulle due nuove «cambiali» che l’Europa rischia di pagare: quella atomica, appunto e quella dell’immigrazione che «non resta all’ufficio postale di Lampedusa ma arriverà in Germania, Francia e in tutta Europa». Uno studio, con tabelle e grafici, è in preparazione. Nel ragionamento di Tremonti, anche su questi due fattori deve scattare la «solidarietà e la responsabilità » che si è vista per il debito finanziario, dal momento che viviamo in un mondo globale e l’Europa vuole essere «il nostro comune destino». Per aiutare i paesi del nord Africa rilancia la cosiddetta “de-tax” destinando una parte dell’Iva, che è un’imposta europea, in loro sostegno. Per il nucleare, di fronte a centrali vecchie e rischiose, invita a tenere presente che «il costo attuale in bolletta è basso, ma quello complessivo è molto più alto e non è materia solo di contabilità nazionale». Secondo Tremonti, «così come calcoliamo e proiettiamo il debito pensionistico», va impostata la questione del debito atomico. «Non vuol dire essere a favore o contro il nucleare» ma avviare una riflessione che «la politica deve fare».
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