“Immigrati, più poteri all’Europa”

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BRUXELLES – La Commissione europea sta studiando di proporre una gestione comunitarizzata delle frontiere esterne e di quelle interne dell’Unione europea. Una «discussione di orientamento» su questo tema si è tenuta ieri durante una riunione del collegio dei commissari che hanno esaminato un documento presentato dalla responsabile per le politiche di ordine pubblico e immigrazione, la svedese Cecilia Malmstrom. Nel testo, la Malmstrom ha sottoposto preventivamente ai colleghi alcune «linee strategiche» su cui intende articolare la proposta che presenterà  il 4 maggio, e che sarà  esaminata dai ministri dell’Interno della Ue il 12 maggio. A quanto si apprende da fonti vicine alla commissaria, le sue idee hanno incontrato «un largo consenso» da parte del collegio. Dopo la disastrosa gestione dei flussi di immigrati irregolari provenienti dalla Tunisia e sbarcati a Lampedusa, e dopo le polemiche tra i governi francese e italiano, la tesi della Malmstrom è che occorre comunitarizzare maggiormente le politiche dell’immigrazione e la gestione delle frontiere. Una idea che evidentemente trova d’accordo la Commissione, ma che potrebbe non fare altrettanta strada al tavolo dei governi nazionali, che finora hanno rivendicato gelosamente le loro prerogative in materia. Comunque i capisaldi del ragionamento della commissaria sono sostanzialmente quattro. Il primo è che l’Europa ha bisogno di immigrati regolari per sopperire al calo demografico e sostenere la crescita economica. Per questo Bruxelles propone di stringere accordi tra la Ue e i Paesi vicini condizionando una maggiore liberalità  nella concessione dei visti ad un impegno degli immigrati ad integrarsi nel Paese che li ospita. Il secondo concetto è una gestione più armonizzata della sorveglianza alle frontiere esterne, che resterà  sempre affidata alle autorità  nazionali ma che verrà  coordinata e assistita da una struttura potenziata di Frontex, l’agenzia europea per i controlli di frontiera. Il terzo principio riguarda la comunitarizzazione dello spazio Schengen e la possibilità  di escluderne temporaneamente un Paese che si trovi a non poter o saper gestire un forte afflusso di immigrati (come è stato recentemente il caso dell’Italia). L’iniziativa di ripristinare le frontiere interne allo spazio Schengen toccherebbe però alla Commissione, e non alla decisione dei singoli Stati membri. Il quarto caposaldo delle proposte della Malmstrom è una gestione comune delle politiche di riammissione. L’impegno dei Paesi vicini a riprendersi gli emigrati irregolari dovrebbe essere una pre-condizione alla concessione di accordi e di aiuti economici da parte dell’Ue e anche questa politica dovrebbe essere gestita a livello comunitario. In realtà  molte di queste proposte, se si esclude quella sulla chiusura temporanea delle frontiere interne che sta molto a cuore a francesi e tedeschi, erano da tempo nel cassetto della Commissione. Ma la loro approvazione si è finora sempre scontrata con la scarsa volontà  dei governi nazionali a delegare a Bruxelles competenze in questa materia. Resta da vedere se la crisi delle ultime settimane renderà  i ministri più malleabili. Qualora i titolari dell’Interno dovessero dare un parere positivo alla riunione del 12 maggio, il dossier finirebbe sul tavolo dei capi di governo al vertice di giugno.


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