“Il populismo è al cortocircuito le elezioni unica via d’uscita”

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ROMA – Quanto si può andare avanti così? Ormai «la maionese sta impazzendo, non c’è più armonia tra governo e Parlamento. L’appello di Napolitano al senso di responsabilità  delle forze politiche durerà  al massimo tre giorni…». Italo Bocchino una ricetta ce l’ha: «Meglio rivolgersi di nuovo agli italiani». Elezioni, dunque. Ed è un paradosso che a volerle sia un neopartito ancora gracile: «Se fossimo egoisti ci farebbe comodo andare alle urne tra due anni ma pensiamo al Paese e la situazione è insostenibile. Berlusconi spera di tirare avanti. E’ lui ad avere una paura matta del voto». 
I commenti del Pdl all’ennesimo richiamo del presidente della Repubblica sembrano positivi.
«Il copione è sempre lo stesso: il Pdl abbasserà  i toni per poche ore e poi saremo punto e daccapo. La verità  è che ogni deriva populista ha come esito finale lo scontro con le istituzioni. E noi siamo arrivati a questo punto».
Ad un punto grave.
«Gravissimo. Se dovessimo spiegare ad un politologo francese o tedesco uscito da un coma quel che è successo nelle ultime 72 ore, penserebbe ad una fiction: la Minetti che vuol fare il ministro degli Esteri; Frattini, vero ministro degli Esteri che, invece, di occuparsi a tempo pieno della crisi dei Paesi arabi, presidia come un soldato l’aula per votare un’inversione dell’ordine del giorno; un sottosegretario agli Interni, Mantovano, che si dimette in piena emergenza profughi; la maggioranza che tenta di far passare il processo breve ma non riesce nemmeno ad approvare il verbale del giorno prima… «.
Allora elezioni.
«Sì, e poi un governo di legislatura costituente».
È fare i conti senza l’oste.
«Ma come: Berlusconi dice sempre che è il leader più gradito del mondo, il più amato, il più rispettato, dice che vuol mandare a casa Fini… Quale migliore occasione di un ritorno alle urne!».
E invece?
«Invece la realtà  è che lui ha una paura matta del voto, sa bene che rischia di perdere. Lo scenario più probabile è che Fini rimanga al suo posto e che gli italiani mandino a casa Berlusconi».
Per ora ha la maggioranza.
«Certo, ha voluto la prova muscolare con noi e ci ha sostituiti con parlamentari raccattati qua e là . Ad un fatto politico ha risposto con un fatto numerico. Ma dove va con i Responsabili che premono per le poltrone, con La Russa che si fa scappare la frizione, con le correnti che nascono dentro il Pdl, da Scajola a Micciché, sintomo chiaro che anche i suoi si stanno posizionando per il dopo? Questo è un governo debole in politica estera (siamo stati tenuti fuori dalla porta sul caso Libia), un governo che non riesce a gestire l’emergenza profughi, un governo che decide di fatto, con la “prescrizione breve”, di depenalizzare corruzione e concussione per i politici. Si può andare avanti così? Non credo. Presto anche la Lega dovrà  dare spiegazioni al suo elettorato».
Dalle urne cosa può uscire?
«Uscirà  una maggioranza certa alla Camera mentre al Senato saremo determinanti noi del Terzo Polo».
E dopo? 
«Dopo ci vuole un governo costituente. Si riscrivono le regole per approdare finalmente ad un nuovo bipolarismo».
Un governo che prende dentro tutti, da sinistra a destra?
«Questo non dipende da noi. Dipende da chi vince alla Camera».
Da uno a dieci, faccia il broker.
«Zero probabilità  che Berlusconi decida responsabilmente il ritorno alle urne. Cinque che la maionese impazzisca e si vada comunque ad elezioni».


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