“Fukushima, in mare macerie tossiche”
TOKYO – Nessuno l’ha dimenticato e alle 14.46 tutti i giapponesi si sono fermati. Hanno chinato il capo e per un minuto hanno ascoltato il suono delle sirene in onore delle 28 mila vittime dello tsunami dell’11 marzo. Ma a un mese dalla catastrofe nel Nordest dell’Honshu, anche il terremoto è tornato ieri a ricordare la fragilità del Giappone e del suo sviluppo fondato sulle centrali nucleari. Alle 17.17, mentre i soccorritori continuavano a cercare 15 mila dispersi e a scavare tra milioni di tonnellate di macerie, un altro sisma potente ha investito la costa orientale e i grattacieli di Tokyo. Una scossa di 7.1 gradi Richter, come giovedì notte, ha avuto quale epicentro la municipalità di Iwaki, 80 chilometri a sud della centrale di Fukushima. Il terremoto, seguito da forti assestamenti alle 18.06 e alle 20.43, ha causato un nuovo black-out nella prefettura e la corrente elettrica nei reattori danneggiati è saltata. I tecnici impegnati a lottare contro le avarie nell’impianto sono stati evacuati ed è stato lanciato l’allarme tsunami nel Pacifico. L’energia è mancata nei reattori 1, 2 e 3 di Fukushima Daiichi e il pompaggio dell’acqua di raffreddamento si è arrestato. L’emergenza è rientrata dopo mezz’ora. Non si segnalano nuovi danni, altre vittime e un incremento dei livelli di radiattività , ma – secondo l’agenzia Kyodo – il governo sta pensando all’ipotesi di alzare la valutazione della crisi dell’impianto 1 della centrale di Fukushima dall’attuale livello 5 al 7, lo stesso di Cernobyl, dove avvenne l’incidente nucleare più grave mai registrato fino ad ora. La zona di evacuazione attorno alla centrale sarà allargata da 20 a 30 chilometri. Il problema è l’esposizione prolungata degli abitanti alle particelle contaminate, magari per anni. Entro un mese verranno così sgomberate altre quattro città , dove dall’11 marzo le persone vivono tappate in casa. All’orizzonte si profila intanto un’altra emergenza senza precedenti. Lungo la costa spazzata via dallo tsunami restano tra 80 e 200 milioni di tonnellate di macerie. Mare e fango hanno fuso corpi e detriti con quantità enormi di sostanze tossiche: carburante, vernici, elementi chimici usati dalle industrie, materiale elettronico. Tale magma è stato contaminato dalle radiazioni atomiche di Fukushima e costituisce oggi una montagna di scorie non smaltibili. Nessuno sa dove e come trattare questa nuova immondizia sismica, che nessuno vuole, e il mondo teme che venga sepolta senza rispettare le norme di sicurezza. Nel Paese si moltiplicano le proteste anti-nucleari e la maggioranza di governo rischia di essere travolta dall’opacità con cui sta affrontando il dopo-tsunami. Domenica l’opposizione liberaldemocratica ha stravinto le elezioni amministrative, confermando per il quarto mandato anche il sindaco di Tokyo, di 78 anni. Il premier Naoto Kan è stato sommerso di critiche per la visita-lampo a Ishinomaki, a esclusivo uso delle tivù, e mentre a Tokyo si parla di elezioni anticipate i vertici della Tepco, gestore di Fukushima, sono sempre più nella bufera. Il presidente della società si è presentato ieri nella sede del governo regionale per chiedere un’altra volta scusa e offrire indennizzi, ma il governatore si è rifiutato di incontrarlo.
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