“Debiti da 3.600 miliardi sulle banche mondiali”

by Editore | 14 Aprile 2011 7:20

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WASHINGTON – Crisi del debito sovrano e bilanci delle banche: due rischi per la stabilità  globale. Nei prossimi due anni gli istituti di credito di tutto il mondo dovranno rifinanziare debiti in scadenza per 3.600 miliardi di dollari. Di questi, il 40% è di competenza dell’Europa: le banche di Irlanda e Germania hanno le esigenze di rifinanziamento più “acute”. Tutte comunque, Ue in testa, devono rafforzare il proprio capitale. Le banche nazionali, pressate ancora ieri dal governatore Mario Draghi, sono tra quelle che «hanno capito» questo messaggio. E soprattutto «sono piuttosto solide». E’ questo il succo di un corposo documento, redatto dal Fmi e dedicato alla stabilità  finanziaria in cui si legge che «le prospettive finanziarie europee sono strettamente legate alle difficoltà  del debito sovrano». Illustrandolo, l’economista Josè Vinails dice subito che per le banche, pilastro numero uno dell’agognato equilibrio, gli stress test in arrivo devono essere “stringenti e severi” e accompagnati da «piani chiari per costringere gli istituti a costruire cuscinetti di capitale commisurati alle incertezze sul valore delle loro attività ». Dall’Eba, l’authority europea delle banche, viene la notizia che nei test saranno appunto prese in considerazione anche le perdite sui debiti sovrano. Plauso all’Italia: i suoi istituti hanno deciso di rafforzarsi per tempo. Una tabella contenuta nel rapporto, non ne tiene conto solo perché “è datata fine 2010”, cioè prima delle decisioni. Il paese inoltre ha un cospicuo risparmio privato che costituisce “una delle sue forze”. Dal Report viene fuori che a quattro anni dalla crisi «la fiducia nella stabilità  finanziaria non è stata ancora interamente ripristinata», anche se «è migliorata». Vi sono “fragilità ” strutturali del sistema e nuove incognite. Tra queste, il rialzo dei tassi che, se dovesse essere brusco per tamponare l’inflazione, potrebbe non solo pesare sui paesi più vulnerabili di Eurolandia, ma estendersi anche a Usa e Giappone che già  devono assicurare la sostenibilità  dei propri conti. Poi c’è la catastrofe nipponica che rende l’aggiustamento del paese più problematico. Infine la crisi medio-orientale: pur avendo prodotto finora «un effetto limitato sui mercati», potrebbe aggravarsi in caso di «problemi seri alle forniture petrolifere». Il Fmi è pronto a dare un aiuto ai paesi dell’area, se necessario. Questi economisti cercano anche di rassicurare sul futuro della Spagna e sul temuto rischio-contagio: il caso di Madrid, insiste Vilnails “è molto diverso da quello di Irlanda e Portogallo”. Certo, le Cajas sono in difficoltà . Ma le iniziative prese dal governo spagnolo «hanno rassicurato i mercati». Più in generale, se Eurolandia ancora soffre, è perché i programmi adottati «devono avere il tempo di funzionare: la fiducia tornerà ». Stasera a Washington si terranno in sequenza un G7 e un G20. Per il managing director Dominique Strauss Kahn potrebbe essere l’ultima volta al Fmi: se si candidasse all’Eliseo dovrebbe lasciare prima della fine del mandato, prevista a ottobre 2012.

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