“Assurdo non andare all’integrazione” Marchionne annuncia il nuovo salto

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TORINO – Un’operazione da 8,6 miliardi di dollari (6 miliardi di euro) per diventare entro il 30 giugno il primo azionista di Chrysler. Questo è il senso dell’annuncio fatto ieri da Sergio Marchionne. Il Lingotto infatti sborserà  1,26 miliardi di dollari (circa 900 milioni di euro) per acquistare con un aumento di capitale riservato una quota di Chrysler che, calcolata la diluizione, farà  salire la Fiat dall’attuale 30 al 46% del capitale di Detroit. Contestualmente gli altri soci diluiranno la loro attuale quota. Il Veba, il fondo pensionistico dei sindacati, scenderà  dall’attuale 59,2% al 45,6, il Tesoro Usa dall’8,6 al 6,5 e il governo canadese dal 2,6 al 2%. Al termine dell’operazione annunciata ieri dunque Fiat sarà  il primo azionista della casa americana. Questo spiega perché, rispondendo alle domande degli analisti, Marchionne ha dichiarato che «dovremo consolidare Chrysler in Fiat avendo acquisito il controllo della società ». Ma l’onta di essere una controllata di Fiat, durerà  poco per gli americani: «Sarebbe assurdo non andare all’integrazione», ha detto ieri Marchionne annunciando, di fatto, la futura fusione delle due società . Per arrivare al 46% «entro il secondo trimestre», Fiat dovrà  restituire il debito contratto con i governi americano e canadese ai tempi del fallimento della casa di Detroit. Una restituzione che verrà  dalle casse di Chrysler e non da Torino. Usciranno in questo modo 7,4 miliardi di dollari prestati da un pool di banche con cui Marchionne ha ricontrattato i debiti abbassando i tassi di interesse «da usura» (come aveva detto l’ad) accettati a suo tempo. Di questi circa sei miliardi di dollari andranno al Tesoro americano e il resto al governo canadese. Al termine dell’operazione rimarrà  ancora in mano al Tesoro Usa il 6,5%. Già  nei giorni scorsi Marchionne aveva anticipato che la Fiat potrebbe anche rilevare la quota rimanente di Obama, salendo oltre il 57% e liberando il presidente dall’imbarazzo di avere quote di denaro pubblico parcheggiate in società  private all’inizio della campagna per la rielezione a fine 2012. In autunno, quando la Fiat sarà  riuscita a far approvare in Usa la produzione di un’auto ecologica, in grado di percorrere 16 Km con un litro di benzina (si parla di un modello a marchio Dodge), arriverà  l’ultimo 5% che manca a raggiungere la maggioranza della casa di Detroit. Tra pochi mesi dunque l’ad del Lingotto dovrà  affrontare due nodi: quando quotare in Borsa la nuova Chrysler e dove stabilire la sede legale del nuovo gruppo. Al primo quesito Marchionne finora non ha risposto: «Decideremo insieme al fondo Veba quando è il momento giusto», ha detto ieri agli analisti. Non bisogna dimenticare che il fondo pensioni del sindacato Usa vende le sue quote con l’obiettivo di fare cassa e pagare così i trattamenti pensionistici degli ex dipendenti. Sul secondo punto, quello della sede legale, Marchionne ha lasciato intendere da tempo che «la scelta dipende dalla capacità  dei diversi mercati di attrarre capitali». Un modo per dire che quasi certamente la sede legale sarà  a New York essendo evidente la sproporzione tra la capacità  di attrazione di Wall Street e quella di Piazza Affari.


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