Prove di sinistra nel Pd laziale post-commissario
Roma. A prima vista, potrebbe essere un qualunque volantino che convoca un’assemblea cittadina. La deriva della giunta Alemanno, la poca incisività – per usare un eufemismo – delle opposizioni: ragioni per provare a «rifondare la partecipazione» non mancano. E infatti si tratta della convocazione, per domenica 3 aprile, di un’assemblea del Pd del Lazio, da mesi sotto commissariamento del senatore Vannino Chiti. Uomo di lunga navigazione, Bersani l’ha comandato al caso impossibile dei democratici laziali, usciti a pezzi dalle regionali 2010; quando la vicenda Marrazzo aveva bombardato Pd e compagni. Già tramortiti dopo l’incredibile sberla di Alemanno nella Capitale, 2008. A guardare meglio, a convocare l’assemblea, sono «democratiche e democratici» con «collocazioni diverse all’ultimo congresso» e che ritengono «superata la fase di quei contenitori». Tradotto dal politichese: dal big bang interno, si fa strada un’ala che si definisce «sinistra». Al momento non si fanno nomi particolari. Ma dovranno saltare fuori: Chiti si appresta a chiudere il commissariamento e indire nuove primarie. «Uno strumento», dice il documento di autoconvocazione, «non il fine» né «il sostantivo che colma il vuoto di partecipazione attiva». Fatto sta che da un po’ le varie anime del partito laziale si preparano alla sfida di settembre. Per gli ex ppi e per i veltroniani scalda i motori Enrico Gasbarra, prestigioso ex presidente della provincia. «Stavolta le primarie si dovranno fare», spiega Francesco Simoni, uno dei promotori dell’assemblea, già mozione Bersani, «per il nuovo segretario regionale a questo giro non sono consentiti caminetti o incontri fra capibastone locali». «Serve riaprire il confronto intorno a temi come lavoro, solidarietà , welfare, fasce deboli. Il sindaco Alemanno è una disastro per la nostra città », dice Marco Pacciotti, altro promotore, già mozione Marino. «Ma la destra che ci ha sconfitti è diversa da quella che avevamo sconfitto noi. Dobbiamo capire chi è oggi il nostro avversario, cambiare la nostra offerta culturale», spiega, quando gli si chiede conto della parola «sinistra». Che è parola chiave di quest’appuntamento. E di «domanda di sinistra» parlava martedì sul manifesto Sergio Cofferati. Alcuni indicano l’ex leader sindacale come riferimento di un’area pronta a coagularsi, stavolta nel partito nazionale. Nuova sinistra romana con un occhio a Cofferati, dunque? «Quest’iniziativa è a Roma e per Roma. Quanto a Cofferati, io me lo auguro, lo stimo da sempre», dice Simoni, «ma si tratta di un mio auspicio. E comunque le sue scelte su articolo 18, Fiat, collocazione internazionale del Pd, non solo renderebbero auspicabile un suo impegno più diretto nel partito, ma persino necessario».
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