by Editore | 8 Aprile 2011 6:36
ROMA – «Onorevole Corsaro, non le è consentito confondere Aldo Moro con Lele Mora che è l’oggetto vero dei processi che oggi stiamo affrontando». La frase di Nando Adornato, quasi urlata, scatena le ovazioni dai banchi dell’Udc e del centrosinistra. Le opposizioni così si galvanizzano nel loro ostruzionismo, trovano nuove energie nella battaglia contro il processo breve e l’annessa prescrizione breve. E alla fine di una giornata lunga e faticosa strappano il rinvio del voto finale alla settimana prossima. Dovrebbe arrivare mercoledì prossimo. Delusione, polemiche e rissa fra ex An e ex forzisti dominano invece nel centrodestra. Tutta colpa dell’autogol di Massimo Corsaro, il vicecapogruppo vicario del Pdl, area ex An, che “istigato” da Fabio Granata chiede la parola a pochi minuti della pausa pranzo. Non ha gradito due interventi del futurista che accusa, fra l’altro, gli ex camerati restati nel Pdl di contribuire a varare «una legge che distrugge il sistema giuridico italiano e quell’idea di giustizia che aveva Paolo Borsellino». Cosa replica Corsaro? Che Mani Pulite ha lasciato il posto ai pm politicizzati e che appoggiarli «significa dimenticare che abbiamo sofferto anni difficili, in cui troppi morti per le strade sono stati lasciati senza giustizia». Poi cita Ramelli e gli altri “caduti” di destra negli Anni di Piombo. Aggiunge che «ci è voluto il drammatico rapimento e la successiva uccisione del Presidente Moro e della sua scorta perché si smettesse di dire che le Brigate Rosse erano sedicenti ma che erano parte integrante della cultura della sinistra». E conclude che gli ex An nel Pdl si riconoscono «in magistrati che restano scolpiti nella nostra memoria e che rispondono al nome, in primo luogo, di Paolo Borsellino». Uno scontro fra ex camerati sui “valori della destra” che fa letteralmente esplodere l’aula. Corsaro, in una bolgia da stadio con reciprochi insulti sanguinosi, riceve repliche dure, oltre che da Adornato, da Gasbarra, Palomba e Briguglio. Ma la resa dei conti a destra soprattutto spacca il Pdl. Dai banchi del governo, infatti, Ignazio La Russa applaude convinto Corsaro. Era appena entrato in aula accolto dal coretto del centrosinistra “La Russa, La Russa”. Il suo consenso però non piace ai forzisti e ha un acceso confronto con Mario Valducci: per sedare lo scontro arrivano Denis Verdini e Maurizio Lupi. Il problema è che gli ex forzisti, soprattutto quelli vicini a Scajola, gridano a Corsaro «tu non ci rappresenti» e bollano il discorso «come fuori linea e a titolo personale». Gianfranco Miccichè, ormai pronto ad uscire dal gruppo, salta come un invasato e grida: Corsaro ha detto di parlare a nome del gruppo, ma io mi dissocio. Siccome non sono mai stato fascista e non voglio più essere rappresentato dai fascisti». Malumori serpeggiano fra i forzisti di estrazione socialista e fra quelli di area cattolica, chiamata da Adornato a prendere le distanze dal processo breve. Mario Baccini dice che il centro destra ha complessità e sensibilità «che non si possono riassumere nell’intervento di Corsaro». L’unico a prendere le difese di Corsaro è Osvaldo Napoli, altro vicepresidente del gruppo.
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