Per un Brasile senza armi

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Wellington Menezes de Oliveira era un ex alunno della scuola Tasso da Silveira, nel cuore del quartiere carioca di Realengo. Un giorno qualunque di inizio aprile ha fatto irruzione nel centro educativo zeppo di studenti e ha aperto il fuoco, uccidendone una decina. Poi ha rivolto l’arma contro se stesso e si è ammazzato. Una mattanza che, nonostante il Brasile si sia più volte pericolosamente dimostrato un paese assuefatto ai morti ammazzati sullo stile messicano, ha invece sconvolto l’opinione pubblica, tanto da indurre il governo a reagire con prontezza.

È stato il ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, a cogliere la palla al balzo e a lanciare una campagna nazionale non nuova per il gigante verdeoro: armi in cambio di soldi, un progetto tam tam per incentivare la consegna di pistole e fucili in cambio di somme accattivanti, con il fine di arrivare a disarmare la popolazione.

L’ultima volta che si è verificata una cosa simile era fra il 2008 e il 2009, e il Plenalto riuscì a recuperare 40mila armi. Questa volta, a coordinare l’iniziativa sarà  un consiglio apposito, formato da rappresentanti del governo federale e della società  civile, che si riunirà  già  da lunedì 18 aprile. In tempo per far partire la campagna già  dal 6 maggio.

Secondo il ministro Cardozo, fondamentale per la riuscita sarà  il pagamento regolare degli indennizzi. Chiunque consegnerà  l’arma, dovrà  immediatamente avere i soldi. Ogni ritardo scoraggerà  i gesti di buona volontà . E questo il ministro lo ha bello chiaro. Per questo sta già  pressando la Banca del Brasile affinché si prepari a corrispondere gli indennizzi all’istante. L’ultima campagna vide il pagamento di cifre che andavano dai 100 ai 300 reales per arma, l’equivalente rispettivamente di 43,86 e 131,59 euro.

Ma il dibattito sulla libera detenzione e la facilità  di acquisto della armi è andato anche oltre l’iniziativa di Cardozo. Il presidente del Senato, José Samey, ha addirittura proposto di ripetere il referendum sulla proibizione della vendita, consulta che nell’ottobre 2005 vide una schiacciante vittoria dei “No”. Era la prima volta nella storia del Brasile che i cittadini erano chiamati a decidere su questa scottante questione e allora vinse la paura della criminalità  e la necessità  di doversi difendere da gente che, legge o non legge, riusciranno sempre e comunque a procurarsi le armi grazie al mercato nero. Non resta che aspettare per capire se adesso, dopo due mandati Lula che hanno visto molti investimenti in tema di sicurezza, ripresi in toto da Dilma Rousseff, i brasiliano siano anche pronti ad affidarsi allo Stato, rinunciando a farsi giustizia da soli appellandosi alla legittima difesa, e puntando sulla non-violenza.

 


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