Parte da Napoli la mobilitazione nazionale contro i tagli alla spesa sociale
NAPOLI – Parte da Napoli la mobilitazione nazionale contro i tagli alla spesa sociale. Ritornano alla carica gli operatori sociali del comitato “Il welfare non è un lusso” e chiedono al Governo di tornare ad investire nelle politiche sociali. Oggi in un’affollata conferenza stampa che si è svolta simbolicamente al Maschio Angioino, monumento occupato dai lavoratori sociali per circa un mese a gennaio scorso, i rappresentanti delle oltre 200 organizzazioni riunite nel movimento hanno annunciato che il prossimo 27 aprile si terrà proprio a Napoli una manifestazione nazionale, in contemporanea a Roma e Genova, mentre in altre piazze italiane ci saranno sit in di protesta davanti alle sedi delle Prefetture.
Al centro della vertenza la richiesta al Governo di ripristinare i fondi nazionali per le politiche sociali, che sono stati ridotti di oltre l’80%, passando dai 2 miliardi 527 milioni del 2008 ai poco più di 545 milioni previsti per il 2011, ma anche di definire una volta per tutte i Livelli Essenziali di Assistenza, vale a dire gli standard essenziali di assistenza sociale che devono essere garantiti a tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui abitano, e che compete allo Stato determinare. In un documento comune promosso da diversi network sociali (tra cui Roma Social Pride, Fish, Legacoopsociali, Auser e il cartello di associazioni “I diritti alzano la voce”) le organizzazioni chiedono al Governo anche di introdurre misure di contrasto alla povertà e di tornare a investire in un welfare che sia volano dello sviluppo. “In questi mesi – ha spiegato il portavoce Sergio D’Angelo – abbiamo costruito un Coordinamento nazionale per il welfare, a dimostrazione del fatto che Napoli era solo la profezia di una questione destinata ad esplodere in tutto il Paese”.
In questi mesi di mobilitazione l’unico spiraglio concreto alla crisi è arrivato dalle banche, che hanno accolto l’appello lanciato dal comitato napoletano affinché si trovasse una soluzione per far fronte ai costi di gestione dei servizi socio-assitenziali, in attesa dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni (i ritardi arrivano a superare i 3 anni nel caso del comune di Napoli). Grazie all’intermediazione di alcuni rappresentanti del comitato “Il welfare non è un lusso”, insieme a Confidi Italia (Legacoop, Confocooperative e Agc), è stato sottoscritto a Milano a fine marzo scorso un accordo – detto “Salvastipendi” – con Banca Prossima e Cooperfidi che permette alle imprese sociali di godere del credito bancario per pagare gli stipendi ai propri operatori, in attesa dei pagamenti dei crediti vantati presso le pubbliche amministrazioni. Le cooperative sociali che richiedono lo strumento accedono al Fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale di Banca Prossima e possono usufruire di un’anticipazione che può arrivare a coprire fino a 6 mesi del costo del lavoro dell’organizzazione, con tassi molto favorevoli.
Oggi il comitato ha anche consegnato simbolicamente al ministro Tremonti un cesto di mutande colorate e ai candidati a sindaco di Napoli fichi secchi. “Come le nozze non si fanno con i fichi secchi, il welfare men che mai – ha sottolineato D’Angelo – Un monito per chi si candida al prossimo governo della città perché si ritorni a considerare le politiche di welfare indispensabili e strutturali alla base di qualsiasi sviluppo credibile. Allo stesso tempo, vogliamo consegnare un cesto di mutande al ministro Tremonti e al presidente Berlusconi, ovvero a chi ha lasciato in mutande non solo gli operatori sociali, ma anche migliaia di anziani, disabili, bambini, immigrati, rimasti privi di assistenza”.
Per gli operatori sociali della Campania, dunque, il prossimo appuntamento è per il 27 aprile, quando un corteo partirà alle 9.30 a Napoli, da piazza Dante in direzione del Plebiscito; mentre per mercoledì 20 aprile alle 17.00 è prevista la prima assemblea pubblica per preparare l’iniziativa. Per l’occasione, i manifestanti scenderanno in piazza “con una montagna di fichi secchi per simboleggiare che nel welfare bisogna tornare ad investire seriamente”. (mn)
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