Parmalat, assemblea a giugno due mesi per la cordata italiana
MILANO – Il cda di Parmalat manda ai supplementari la partita per il controllo di Collecchio mentre Lactalis affila le armi per una battaglia legale che si preannuncia senza esclusione di colpi. Il consiglio della società emiliana – preso atto della manifestazione di interesse di IntesaSanpaolo & C. e dello scudo varato dal governo con Cdp – ha rinviato a fine giugno l’assemblea prevista per il 14 aprile. Il voto non è stato unanime dopo che il gruppo francese aveva inviato una lettera al consiglio minacciando azioni contro i suoi membri in caso di posticipo. La proposta però è passata con sette voti favorevoli – incluso quello di Enrico Bondi, primo candidato della lista Intesa per il nuovo cda – e due contrari, Marco De Benedetti e l’ad di Luxottica Andrea Guerra. Assenti due consiglieri tra cui Vittorio Mincato. Le motivazioni della scelta («piuttosto articolate», si è limitato a dire il legale del gruppo Giuseppe Lombardi) non sono state rese note. «Esprimiamo il nostro sconcerto per una decisione illegittima e priva di motivazioni – ha commentato Lactalis con una nota in serata – ma rimaniamo aperti al confronto con tutti gli azionisti». Lo spostamento dell’assemblea regala due preziosissimi mesi di tempo all’aspirante (ma pure un po’ fantomatica) cordata tricolore per organizzare un’offerta alternativa a quella di Lactalis, l’unica finora ad aver messo sul tavolo quattrini veri, oltre 1,5 miliardi, per rilevare il 29% di Collecchio. L’ok a un investimento della Cdp disegnato nel decreto legge uscito in fretta e furia giovedì sera garantisce quel polmone finanziario (pubblico) che potrebbe convincere Ferrero, specie se la famiglia Besnier si facesse da parte, a scendere in campo. I francesi però non sembrano intenzionati a fare passi indietro. Anzi. nelle prossime ore potrebbero scatenare una offensiva a tutto campo. La prima probabile mossa sarà una richiesta al collegio sindacale di Parmalat e alla Consob delle motivazioni che hanno portato al rinvio dell’assemblea. Poi potrebbe essere presentata un’impugnativa della delibera assunta dal consiglio Parmalat davanti al Tribunale di Parma. Allo studio però potrebbero esserci pure operazioni più eclatanti. Un’ipotesi vagliata nelle ultime ore potrebbe essere la richiesta di convocazione di un’assemblea immediata (difficilmente il cda potrebbe opporsi) per provare a mettere il bastone tra le ruote alle manovre tricolori prima che IntesaSanpaolo e Tremonti riescano ad organizzare le loro truppe e per chiedere conto al cda delle sue scelte. Lactalis però deve fare i conti con un altro delicato capitolo: la Ue. Bruxelles ha già detto di aver acceso un faro sia sul decreto di Tremonti che sulle mosse dei Besnier, che non hanno notificato all’antitrust la loro partecipazione ritenendo di non avere il controllo. Una mossa preventiva per non rischiare il congelamento della quota da parte dell’Unione europea («ma noi abbiamo chiesto una deroga», dicono i portavoce Lactalis) ed eventuali interventi della Consob. Certo è che il 29% dei francesi, alla luce della serie storica delle assemblee Parmalat, è una quota più che sufficiente a garantire il controllo della società .
Related Articles
Futuro Bertone, la Fiat gela le speranze degli operai
Assemblea dei lavoratori allo stabilimento
E’ finito dopo un’ora il colloquio tra il capo delegazione sindacale della Fiat e il gruppo degli operai dell’ex carrozzeria. Il rappresentante Rsu: “Positivo anche se Fiat ha ribadito le sue posizioni”. Ma poi arriva la nota di Rebaudengo: “Per noi non sussistono le condizioni per gli investimenti previsti nell’ex Bertone”
La lezione di Londra e Parigi e quello che si può fare subito per i giovani disoccupati
Dal primo gennaio ha preso formalmente avvio il programma Ue «garanzia giovani», volto a promuovere l’inserimento occupazionale dei circa 6 milioni di disoccupati europei sotto i 25 anni.
«Tobin Tax, l’Italia pronta alla battaglia in Europa»
BRUXELLES — Sembrava rimarginarsi, la vecchia faglia finanziaria che divideva (divide) l’Europa fra Nord e Sud. Ed ecco che crepe possenti tornano ad emergere qua e là . La Germania, l’Olanda e altri Paesi «rigoristi» del Nord continuano a chiedere che la tassa sulle transazioni finanziarie, l’ormai stranota Tobin tax, sia applicata anche alle transazioni sui titoli di Stato; ma l’Italia, la Francia, e altri del Centro-Sud, rispondono con un rifiuto sempre più duro.