Offri aiuto ai rom? Allora niente fondi

by Editore | 18 Aprile 2011 7:38

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L’esempio più eclatante è Amnesty International, organizzazione apartitica che lavora a livello internazionale per i diritti di tutti. «In passato è capitato che ci sia stato negato dalle istituzioni il supporto per le nostre attività » , racconta Alba Bonetti, responsabile della circoscrizione Lombardia. «E ci siamo chiesti se il motivo non fosse il nostro aiuto ai rom e le richieste che abbiamo portato avanti sul loro diritto alla casa. Talvolta la risposta negativa è stata esplicita» . Prestiti complicati Se i rom fanno paura alla politica, la discriminazione continua anche nei confronti degli omosessuali. Problemi sorgono infatti anche per le organizzazioni come Famiglie Arcobaleno, vicine ai genitori gay. Qui sono gli sponsor a tirare indietro la mano: «In genere, cerchiamo di basarci sulle nostre forze, ma in alcune occasioni ci rivolgiamo alle grandi aziende. È capitato che marchi di abbigliamento infantili ci rispondessero che non volevano vedere associato il loro nome agli omosessuali, per di più genitori» , denuncia Giuseppina La Delfa. Per Marco Mori, presidente di Arcigay Milano «se non ci fossero i fondi della Comunità  Europea non camperemmo» . Anche in questo caso ci sono stati dei no secchi: «Qualche anno fa il sindaco Letizia Moratti ha negato il supporto a Festival Mix, rassegna di cinema gay lesbico. Poi ci sono resistenze e chiusure sui preservativi» . Nel caso di Nps, Network delle Persone sieropositive, è la malattia a spaventare. «I grandi marchi non vogliono associare il loro nome all’Aids. Ad esempio chi vende capi per lo sport vuole dare di sé un’immagine sana, non malata. Così evita di finanziare e sponsorizzare perché “non fa marketing”» , sottolinea Rosaria Iardino, fondatrice di Nps. Anche andare in banca spesso non serve. «Gli istituti stanno ancora cercando di capire il mondo del terzo settore» , sostiene Francesco Aurisicchio di Ciessevi. «Inoltre l’80 per cento delle associazioni non è riconosciuto giuridicamente e in quel caso a livello finanziario risponde il presidente con i suoi beni personali, perché se chiedi un prestito la banca vuole una garanzia» . Per ovviare a questo problema Ciessevi ha istituito il progetto «In volo» , fondo di 3 milioni e mezzo di euro per l’accesso al credito. Ma, come spiega il presidente, Lino Lacagnina, «Le onlus non sono per loro natura portate a fare debiti» . Problema culturale Per Klaus Leotta, dei City Angels, associazione che da anni aiuta i senzatetto, «il problema è culturale: è difficile generalizzare perché magari trovi l’imprenditore sensibile che ti aiuta. Certo è che, soprattutto con la crisi, diventa sempre più difficile lavorare» . In controtendenza è il Naga, che si occupa di diritti degli stranieri: «Noi non abbiamo mai avuto problemi, ma viviamo di solo volontariato e non abbiamo mai chiesto il patrocinio a nessuno» , sostiene Franca Rinaldi. Che, però aggiunge: «Certo finché si tratta di aiutare i poveri a casa loro va bene, soprattutto in caso di emergenze come i terremoti o gli tsunami. Se però si deve fare qualcosa in Italia, allora il discorso cambia» . Lampedusa docet E il discorso cambia soprattutto in questi giorni, in cui cresce l’attenzione sugli sbarchi a Lampedusa. «Abbiamo cercato fondi presso aziende e donatori per aiutare i minori che arrivano (e spesso poi spariscono)» , racconta Federica Giannotta, responsabile diritti dei bambini di Terre des Hommes. Risultato? «Le nostre richieste si sono scontrate con l’indifferenza per la sorte di questi “invisibili”, senza pensare che è molto più conveniente per la società  prevenire l’entrata di minori vulnerabili nelle file della criminalità » . Come ovviare al problema? Per i patrocini la proposta arriva da Gianni Bottalico, del Forum del Terzo Settore provinciale di Milano: «Bisognerebbe istituire dei regolamenti che indichino a priori quali sono i criteri di scelta, così garantiremmo a tutte le organizzazioni meritevoli di non essere discriminate per motivi politici o razziali» .

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