by Editore | 18 Aprile 2011 6:55
WASHINGTON – Ripresa sì, ma accompagnata dal caro-cibo, la nuova emergenza. Prima di lasciare il vertice Fmi, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi lancia un doppio messaggio: «Oggi guardiamo ai prossimi mesi e anni con più fiducia di sei mesi fa. Le prospettive economiche stanno migliorando a livello globale, specie nei paesi emergenti» che hanno giocato un ruolo-chiave nel contrastare la crisi. Ma attenzione: «C’è un boom dei prezzi delle materie prime e degli alimentari» che fa soffrire tutti, in special modo il sud del pianeta. Perciò, ci vuole “cautela”. Bisogna stare attenti «agli eccessi di euforia che si sono spesso conclusi in lacrime». Draghi parla al Development Committee, l’organismo dove siedono anche le nazioni più povere, le più minacciate dai rincari del pane. O meglio, lascia un discorso prima di imbarcarsi sul volo di ritorno. C’è scritto – e vale per tutti – che «i prezzi degli alimentari sono in aumento dalla fine del 2010 e si stanno avvicinando ai picchi del 2008». E che pure la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole «è aumentata, portandosi sui livelli più alti dal 2006». Lo scotto lo paghiamo tutti. Ma più degli altri i paesi in via di sviluppo dove i poveri «spendono circa la metà del loro reddito per sfamarsi». Dal suo osservatorio il governatore vede «incertezze sulle radici del fenomeno». Di sicuro però «l’insicurezza alimentare e la malnutrizione richiedono risposte rapide». Come già aveva fatto il presidente della Banca mondiale Robert Zoellick, fornisce alcuni numeri-brivido. «Negli ultimi mesi, altri 44 milioni di individui sono scivolati nella povertà per colpa dei rincari del cibo». Alcuni studi, da lui consultati suggeriscono che, «chi finisce in questa condizione, tende a restarne intrappolato per via del calo degli investimenti in capitale umano, inclusi istruzione e salute». Ogni 10% di aumenti in più, si traduce in altri 10 milioni di affamati. La conclusione è politica: sebbene nella lotta alla povertà siano stati compiuti «progressi considerevoli», «non possiamo fermarci»: I paesi più poveri “sono rimasti indietro”; «troppe persone, specialmente in Africa, soffrono di povertà estrema, mancanza di accesso a scuola, acqua e sanità di base». Ci vuole “una risposta coordinata” della comunità internazionale. Sempre più indigenti, schiacciati ora pure dal cibo che va alle stelle. Draghi ricorda che negli ultimi tre anni il mondo ha sperimentato «una doppia recessione, due impennate dei prezzi alimentari, un nuovo choc dei petroliferi, tensioni sociali e politiche in molti Paesi. I recenti sviluppi, ancora non rilevati dai dati, possono aggiungere nuove sfide agli Obiettivi del Millennio» contro fame e arretratezza. «Gli ultimissimi eventi», ovvero le turbolenze geopolitiche in Africa e in Medio oriente «ci ricordano la complementarità che esiste tra sistema di governo, inclusività sociale e crescita». Per questo chiede alla Banca mondiale di lavorare «con i governi della regione per aiutarli a rafforzare la loro efficacia e affidabilità e a costruire le fondamenta di economie aperte e inclusive».
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