Nuovi scontri in Aula E Napolitano convoca tutti i capigruppo
ROMA — Lo spettacolo andato in scena alla Camera l’altro giorno con le intemperanze di un ministro (Ignazio La Russa) nei confronti del presidente della Camera (Gianfranco Fini) e gli insulti e le monetine lanciati allo stesso ministro all’esterno di Montecitorio. da sostenitori dell’Italia dei valori e da attivisti del Popolo viola sono il segno di un clima che si sta avvelenando. Ed è proprio per evitare che episodi del genere possano ripetersi che il presidente Giorgio Napolitano è entrato in azione. Ufficialmente il capo dello Stato ha convocato al Quirinale i capigruppo di maggioranza e opposizione di entrambi i rami del Parlamento in quelle che appaiono come consultazioni informali, quasi si trattasse di una normale routine. In realtà , a nessuno sfugge la profonda preoccupazione che lo affligge da tempo e della quale ha fatto menzione in più di un’occasione, richiamando tutti alla necessità di dialogare. Del resto, nel suo recentissimo viaggio negli Stati uniti, Napolitano aveva osservato davanti a una platea di studenti e professori che il sistema politico italiano è affetto da una litigiosità endemica che porta gli avversari a non riconoscersi a vicenda. Se questa era una constatazione di tipo generale, quanto avvenuto negli ultimi due giorni ne è stata la puntuale conferma. Ecco che, per evitare un’ulteriore degenerazione, il capo dello Stato incontra Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto per il Pdl, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro del Pd e poi Pier Ferdinando Casini e Gianpiero D’Alia per l’Udc. Oggi toccherà agli esponenti dell’Italia dei valori, di Futuro e libertà e del gruppo dei Responsabili. I colloqui di Napolitano avvengono in una giornata ancora caratterizzata da tensioni, come d’altronde si possono riscontrare nel campo del centrodestra attraverso le parole del premier. «Abbiamo il dovere di rispondere all’imperativo categorico di essere compatti» , dice in mattinata Silvio Berlusconi interrompendo il Consiglio dei ministri dedicato all’emergenza immigrati, in un collegamento telefonico con l’assemblea dei Cristiano popolari di Mario Baccini. E lo ripete nel summit convocato nella sua residenza privata di Palazzo Grazioli con i maggiorenti del partito, tra i quali i capigruppo, il consulente giuridico Niccolò Ghedini e il Guardasigilli Angelino Alfano. L’imperativo categorico della compattezza riguarda soprattutto i lavori parlamentari dopo la bagarre di ieri e dell’altro giorno nell’Aula di Montecitorio. E in primo luogo la giustizia in senso lato, comprendendo in questo ambito provvedimenti che verranno esaminati la prossima settimana: dalla votazione sul conflitto di attribuzione al processo breve, fino all’adeguamento delle norme italiane alle direttive europee. Una compattezza quanto più necessaria per lasciare cadere nel nulla quelle che Berlusconi ha definito le «provocazioni» e le «trappole» del presidente della Camera Gianfranco Fini, «ormai privo del profilo super partes che l’incarico istituzionale dovrebbe portare con sé» . Un modo implicito per stigmatizzare gli eccessi verbali di La Russa. In ogni caso, sostiene, «nessuno pensi che io possa fermarmi. Abbiamo il dovere di andare avanti» , confermando di essere determinato ad andare avanti sul tema della giustizia. «Con Fini e Casini— argomenta— non avevamo possibilità di portare avanti alcuna riforma. Oggi abbiamo una maggioranza più esile ma nella prossima settimana arriveremo a 330 deputati. E così avremo un grande lavoro da realizzare nei prossimi due anni» .
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