Nucleare, euro ed energia pulita i Verdi volano sopra Berlino

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BERLINO – Germania, prima superpotenza verde. A Stoccarda, nel ricco sudovest sede di Mercedes, Porsche e Bosch, avranno il governatore. Nella capitale, la loro candidata Renate Kuenast fa paura al pur popolare sindaco socialdemocratico Klaus Wowereit. Sui grandi temi, a cominciare dal nucleare, Angela Merkel di fatto si adegua alle loro idee. E stravincono nei sondaggi, verso il traguardo di primo partito nazionale. Germania, primavera 2011: sullo sfondo di Fukushima ma non solo, i Verdi volano sopra Berlino. Sono in fase di sorpasso del partito della Cancelliera nei consensi, e a sinistra doppiano la vecchia, gloriosa ma poco fantasiosa Spd. E’ un terremoto politico che annuncia grandi conseguenze future, non solo per la governabilità  della prima potenza europea ma anche per l’idea di sinistra nel mondo. L’ultimo sondaggio Forsa è stato una doppia doccia fredda: per i conservatori, ma anche per la Spd, il più antico partito della sinistra europea. I Verdi sono al 28 per cento, contro il 23 per cento socialdemocratico. I cristianodemocratici sopravanzano i Gruenen di pochissimo, al 30 per cento, solo se si sommano la Cdu di Angela Merkel e la Csu, cioè il partito fratello bavarese. La sola Cdu non ce la fa. Se si votasse domenica prossima, il primo gruppo parlamentare sarebbe quello ecologista, e una maggioranza di sinistra a guida verde ci sarebbe, senza sinistra radicale. Campana a morto per il centrodestra, forse, o forse Angela Merkel saprà  adattarsi per sopravvivere, avvertono i grandi media: a lungo termine un’alleanza tra “Angie” e i Verdi appare pensabile. Fukushima è stata il tornasole d’un processo in atto da tempo nella società  tedesca: ecologici e antinucleari, ma pragmatici verso le esigenze del mondo economico, sensibili ai temi sociali ma anche all’efficienza e alla competitività  globale, i Verdi guidati da una nuova leva non hanno solo strappato alla Spd la supremazia (o quella che un tempo si definiva “egemonia” citando Gramsci) a sinistra. La contendono, nel campo “borghese”, anche ai democristiani. Svolta passeggera o duratura? «È già  un’altra Repubblica federale», avverte il quotidiano conservatore Die Welt. Der Spiegel e Die Zeit aprono ogni edizione sull’allarme nucleare e la grande scelta dell’exit strategy. Decisa dalla Merkel, ma chiesta dai Gruenen da anni. I temi che emozionano la gente qui non sono immigrati o crimine, ma atomo e ambiente, quindi “Angie” deve rincorrere non la destra populista bensì i Gruenen. La rivoluzione di Joschka Fischer e di Daniel Cohn-Bendit ha trasformato il partito. Anche il 1998, quando il neocancelliere Spd Gerhard Schroeder con tutta la sua arroganza disse che «lui era il cuoco e Fischer il cameriere», è acqua passata. I nuovi leader verdi, dal “turco svevo” Cem Oezdemir che parla tedesco perfettamente con accento da borghese di Stoccarda, a Claudia Roth papessa delle aziende del rock online, fino a Winfried Kretschmann rassicurante prossimo governatore del Baden-Wuerttemberg, vedono gli imprenditori ogni giorno, siedono in consigli di sorveglianza, calcolano l’addio all’atomo senza dimenticare l’export da difendere. «È un volto dei figli del baby-boom diventati adulti», dicono al Deutsches Institut fuer Wirtschaftsforschung: i figli del decollo demografico di decenni fa, ex rivoluzionari o figli di rivoluzionari, sono i nuovi borghesi illuminati. Come nei quartieri “in” di Friburgo, dove comprano e riadattano all’ambiente condomini e circoscrizioni intere, o ne costruiscono di nuovi, tutti fotovoltaico ed eolico per illuminare lofts e ville. Agli alleati Ue e Nato, non fanno nemmeno tanta paura: sono europeisti a oltranza, e quando un Milosevic o un Gheddafi massacrano i loro popoli chiedono di far decollare i Tornado.


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