Non solo gli uffici pubblici. Anche zoo, parchi e monumenti I tagli al bilancio rischiano di mettere
NEW YORK – Off-limits i monumenti nazionali di Washington, compresi i musei dello Smithsonian. Niente parchi nazionali. Poveretti i turisti asiatici: ogni anno a decine di migliaia si sobbarcano 12 ore di volo sul Pacifico per assistere alla Festa della fioritura dei ciliegi a Washington; anche quella salterà , perché è organizzata dal National Park Service. Ma forse per molti non-europei sarà impossibile arrivare in America, se le ambasciate Usa devono chiudere gli uffici visti. Sono queste alcune delle misure che possono scattare fin da sabato all’alba, se in queste ore di febbrile negoziato non si sarà trovato un accordo sui tagli al bilancio statale. Il braccio di ferro tra Barack Obama, il suo partito democratico, e la destra repubblicana sul budget federale non è solo un grande scontro politico con implicazioni economiche importanti. E’ anche uno psicodramma nazionale che improvvisamente rivela all’America quanto la sua vita quotidiana dipende dai servizi pubblici. Hai voglia a denunciare “Washington ladrona”, come fa il movimento anti-Stato del Tea Party. Ma poi che succede se si ferma la raccolta della spazzatura, se il fisco smette di pagare i crediti d’imposta, e perfino i militari che soccorrono i terremotati in Giappone restano senza paga? Se passa la scadenza per l’approvazione del budget senza un compromesso in extremis, e quindi scatta l’impossibilità legale di erogare certe spese, di colpo l’America intera sarà messa di fronte a un’emergenza che va oltre la sfera della politica e dell’economia, investe la qualità della vita, tante piccole abitudini quotidiane che fanno l’identità di una nazione. Fino a ieri si è scherzato sugli 800.000 dipendenti federali che verrebbero lasciati a casa senza stipendio. O tutti gli altri, che pur continuando a lavorare si vedrebbero “spegnere” i loro Blackberry con tutte le email: perché gli smart-phone di servizio non rientrano nella categoria delle “spese essenziali” protette da fondi di riserva nel bilancio. I burocrati non godono di una bella immagine, soprattutto nella destra anti-Stato del Tea Party c’è chi gongola all’idea di castigare il pubblico impiego. Salvo scoprire, nella lunga lista dei servizi federali che sono a rischio di sospensione, che qualcosa tocca ciascuno di noi. Il servizio meteo si è attrezzato per garantire gli allarmi in caso di uragano; dovrà fare a meno delle previsioni del tempo «a cinque giorni» seguite da milioni di telespettatori. La Social Security promette che continuerà a pagare 53 milioni di pensioni mensili, però non potrà smaltire le pratiche per i neo-pensionati, neppure per invalidità . L’Istituto della Sanità dovrà sospendere i test per l’approvazione di nuovi medicinali e apparecchiature biomediche. La Federal Housing Administration smetterà di erogare garanzie sui mutui-casa. Il trattamento peggiore è destinato proprio a Washington. In virtù del suo statuto speciale, la capitale è trattata come un’agenzia federale. Quindi anche quelli che in altre metropoli sono dei servizi locali, pagati coi bilanci dei Comuni, a Washington si fermerebbero: la raccolta dei rifiuti, le biblioteche municipali, l’ufficio della motorizzazione civile (rilascio delle patenti), perfino la University of the District of Columbia. Unica consolazione: la paralisi nelle multe per la sosta vietata, un piccolo regalo per compensare gli automobilisti. A funzionare regolarmente saranno, per legge, tutti i servizi di emergenza e per la tutela dell’ordine pubblico, ma certi tribunali lavoreranno a scartamento ridotto. I disagi, se scatta la chiusura dei servizi federali non-essenziali, si diffonderanno nel mondo intero. Il segretario alla Difesa Robert Gates, in visita a Bagdad, è stato costretto ad ammetterlo rispondendo alla domanda di un soldato: anche le paghe dei militari rischiano sospensioni o almeno ritardi di diverse settimane. Alla fine il segno politico di questa vicenda può cambiare. La rivincita della destra, che ha conquistato la maggioranza alla Camera nel novembre scorso, è alimentata dalla visione ideale di uno “Stato minimo”. Vai a sapere come reagirà la maggioranza degli americani, quando lo Stato si renderà introvabile.
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