Napolitano: basta cieco scontro riforme nel rispetto della Carta
ROMA – Sì alle riforma della Costituzione ma «senza metterne in forse la prima parte». Giorgio Napolitano sceglie la giornata del 25 aprile, la celebrazione della Liberazione all’Altare della Patria, per rompere il silenzio sulle polemiche di fuoco per le proposte di revisione della Carta. E a chi, come a quel deputato del Pdl che pensa di riscrivere perfino l’articolo 1, e più in generale a tutti i tentativi di stravolgerne i pilastri, il capo dello Stato dà lo stop. «Si proceda alle riforme considerate mature e necessarie, come in questi anni ho sempre auspicato – ammonisce Napolitano – lo si faccia con la serietà che è doverosa e senza mettere in forse punti di riferimento essenziali, in cui tutti possono riconoscersi». Molti applausi, qualche fischio invece ai ministri La Russa e Maroni che parlano prima. Il presidente della Repubblica torna anche a chiedere alle forze politiche, nel giorno in cui esalta la Resistenza come «esperienza rigeneratrice» che è un esempio anche per l’oggi, una «rinnovata capacità di coesione nazionale». Ma con un avvertenza, citando esplicitamente le tensioni della campagna elettorale per le amministrative di metà maggio: «Non facciamo prevalere il cieco e acceso scontro». Un richiamo che sembra rivolgersi in primo luogo alle durissime polemiche che stanno segnando la battaglia per le elezioni comunali a Milano, con quei manifesti «via le Br dalla procura» del candidato pdl Lassini già bollati come «ignobili» da Napolitano. Si tratta di «normali scadenze elettorali», sottolinea il capo dello Stato, come a voler disinnescare la carica dirompente che sta avvelenando la tornata delle amministrative. Così come è pesante il clima attorno alla Costituzione (dalla proposta di modifica dei poteri della Consulta fino all’idea di alcuni senatori del Pdl che vogliono perfino cancellare il divieto di ricostituzione del partito fascista) e sia pure senza alcun riferimento esplicito proprio nel giorno dell’anniversario della sconfitta nazifascista il presidente della Repubblica vuol ricordare a tutti il suo ruolo di garante supremo della Carta. Si può cambiarla, certo, ma «senza mettere in forse quei principi e quella sintesi così comprensiva e limpida dei diritti di libertà , dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha nella sua prima parte sancito». Parole sottolineate dagli applausi della folla che, sotto la pioggia, assiste alla deposizione della corona di alloro al Milite Ignoto e al conferimento della medaglia alla memoria di una “riscoperta” vittima del fascismo (un giovane di Firenze, Mario Pucci, torturato fino alla morte nel ‘38 per non aver fatto i nomi dei compagni). Un po’ di fischi invece quando va al microfono il ministro ex An La Russa, che ricorda il ruolo delle Forze Armate nella Resistenza e un accenno di contestazione anche per il ministro leghista Maroni, che esalta il valore di popolo della lotta di Liberazione «senza più demonizzazioni inutili e dannose». Gasparri dopo la manifestazione si rivolge a Napolitano per chiedergli di «redarguire i pochissimi stolti che hanno fischiato». Bersani, da Milano, fa sapere: «Non avrei fischiato La Russa». Ma non a caso già nel suo intervento il presidente della Repubblica aveva messo in guardia sui rischi del muro contro muro, soprattutto in campagna elettorale: «E’ nell’interesse comune che le esigenze della competizione in vista del voto non facciano prevalere una logica di acceso e cieco scontro». E proprio recuperando la lezione migliore e la memoria viva della Resistenza, ammonisce Napolitano, la difficoltà dei problemi che incalzano «richiede un nuovo senso di responsabilità nazionale», una «rinnovata capacità di coesione, nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza». Consensi da destra e sinistra. Ma il Pd spiega che a fomentare il clima di scontro è Berlusconi, mentre la maggioranza chiama il centrosinistra a dimostrare «nei fatti» la disponibilità alle riforme. E stamane dal capo dello Stato, al raduno delle associazioni combattentistiche, è atteso un nuovo intervento.
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