Mubarak, messaggio agli egiziani “Accuse false, non ho fondi neri”
GERUSALEMME – L’ex presidente egiziano Hosni Mubarak sarà presto interrogato insieme al figli Gamal e Alaa nell’ambito dell’inchiesta sulle violenze contro i manifestanti durante le proteste che provocarono la caduta del suo regime. È il primo evidente segnale che le recenti manifestazioni dell’opposizione egiziana, nelle quali veniva chiesta una maggiore celerità nel portare in giudizio l’ex raìs, sono state in parte accolte. Il procuratore generale del Cairo, Abdel Maguid Mahmud, ha ordinato un interrogatorio per Mubarak e due figli per accertare se e in che modo l’ex raìs è responsabile degli attacchi ai manifestanti in piazza Tahrir avvenuti dopo il 25 gennaio durante le proteste che portarono alla sua caduta. L’interrogatorio – che con ogni probabilità si svolgerà a Sharm el Sheikh, dove l’ex presidente e la famiglia sono agli arresti domiciliari – servirà anche per accertare eventuali abusi di potere commessi da Mubarak. L’ex presidente è tornato a parlare ieri per la prima dal crollo del suo regime, avvenuto lo scorso 11 febbraio, dicendosi vittima di una «campagna ingiusta» e assicurando di non possedere beni o conti nascosti all’estero. Anzi, Mubarak, in un messaggio audio diffuso dal network tv Al Arabiya, dichiara di essere disposto a favorire qualunque iniziativa venga adottata per portare alla luce eventuali conti bancari o sue proprietà all’estero. «Sono rimasto in silenzio per dare modo al procuratore generale di avere informazioni sul fatto che non possiedo nessun fondo monetario o immobiliare all’estero», ha affermato l’ex presidente, sostenendo anche che i suoi due figli Gamal e Alaa «non hanno sfruttato il potere per fare dei guadagni in modo illegale». «Ho molto sofferto a causa di campagne ingiuste e insinuazioni menzognere che cercano di colpire la mia reputazione e la mia integrità , la mia posizione, la mia storia militare e politica», ha sottolineato il raìs decaduto. Ma sembra una di difesa debole, un discorso di addio senza accettare le evidenze ormai venute fuori. Parte del denaro della Mubarak family investito in fondi esteri e in banche europee, svizzere, americane e del Golfo Persico è già stato rintracciato dai giudici che ne hanno chiesto il loro blocco. Sono denari investiti in speculazioni immobiliari, immobili di lusso, hotel, centri commerciali. Una stima per difetto portava a circa 70 miliardi di dollari le proprietà riconducibili all’ex raìs egiziano e alla sua famiglia. Sospettato anch’egli di aver sottratto fondi pubblici, ieri è stato arrestato l’ex premier egiziano, Ahmed Nazif, in carica dal 2004 fino allo scorso gennaio. Ieri pomeriggio, intanto, più di mille manifestanti hanno sfidato l’esercito egiziano ignorando l’ordine di lasciare piazza Tahrir, divenuta di nuovo il teatro del malcontento popolare degli egiziani. Nonostante la decisione annunciata dal Consiglio superiore delle forze armate, al potere in Egitto, di sostituire i governatori provinciali nominati da Hosni Mubarak, è continuato per il terzo giorno consecutivo il presidio dei manifestanti che chiedono l’istituzione di un governo civile e l’epurazione dei funzionari corrotti.
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