Misurata, il raìs blocca gli aiuti umanitari

by Editore | 30 Aprile 2011 7:36

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BENGASI – Accecate dall’odio o allettate da chissà  quali prebende, nel dare la caccia agli insorti le truppe fedeli a Muammar Gheddafi hanno sconfinato in Tunisia, martellato con la loro artiglieria una città  doganale e provocato, oltre frontiera, la morte di almeno una persona. E in serata il raìs ha annunciato il blocco navale al porto di Misurata, controllato dai ribelli. Lo ha riferito la televisione di stato libica, spiegando che tutte le navi che entreranno in porto potrebbero essere attaccate. «Tutte le navi che entreranno in porto saranno attaccate, comprese quelle che trasportano aiuti umanitari», ha riferito la televisione di stato libica. E il figlio di Gheddafi, Seif, ha aggiunto: «Non ci arrendiamo neanche se la Nato bombarderà  per i prossimi 40 anni. La bandiera verde continuerà  a sventolare». Lo scontro con l’esercito tunisino è accaduto ieri, attorno a Dahabia, dove i soldati del Colonnello hanno pesantemente bombardato le postazioni finite nelle mani delle forze democratiche, per poi tracimare nel Paese vicino con una quindicina di veicoli all’inseguimento dei ribelli, prima di essere catturati dall’esercito di Tunisi. E’ presto per sostenere, come ha avanzato qualcuno a Bengasi, che per Tripoli s’è aperto adesso un nuovo fronte, tuttavia, la Tunisia ha fortemente condannato queste violazioni territoriali. «Abbiamo convocato l’ambasciatore libico in segno di protesta per gli scontri alla frontiera e gli abbiano consegnato una lettera perché non tollereremo che si ripetano simili violazioni: c’è una linea rossa in territorio tunisino e nessuno è autorizzato a valicarlo», ha detto il vice ministro degli Esteri tunisino, Radhouane Nouicer. Ora, la sovranità  dello spazio aereo di Tunisi rende difficili le operazioni per le forze della Nato, anche se nella zona di Zintan, sotto assedio da parte dei lealisti da circa una settimana, e sempre nei pressi del confine, i caccia dell’Alleanza hanno individuato e colpito alcuni carri armati gheddafisti. Sempre in Tunisia ha disertato ieri un’unità  delle brigate del Colonnello, consegnandosi all’esercito locale: a questi 162 soldati sono state prese in consegna le armi e sequestrate le auto, mentre a quelli catturati oltre Dahabia è stato poi concesso di far ritorno in Libia. Dagli Stati Uniti rimbalza intanto la notizia che Gheddafi abbia fatto distribuire ad alcuni reparti pillole di Viagra per commettere stupri sistematici, anche su minori, e terrorizzare così la popolazione civile. A Misurata, città  stretta dalle forze del regime da quasi due mesi, prima dell’annuncio del blocco navale le forze del Colonnello si sono accanite nuovamente contro i quartieri residenziali. Le zone controllate dagli insorti sono state bersagliate da colpi di mortaio, mentre esplosioni si sono udite nella zona dell’aeroporto. Fonti ospedaliere parlano di almeno sei morti e sedici feriti, e la Nato ha nuovamente denunciato l’uso contro i civili delle micidiali e vietatissime bombe a grappolo. La popolazione è ormai allo stremo perché gli ospedali non riescono più ad accogliere i feriti, perché ormai manca perfino l’acqua potabile e perché nelle ultime ore è stata colpita anche la rete fognaria. In mattinata, prima dell’intervento della marina della Nato, navi di Tripoli hanno tentato di minare il porto, unico punto dove approdano le navi umanitarie e dove gli insorti ricevono cibo e armi da Bengasi. «Le nostre fregate hanno intercettato piccole imbarcazioni che deponevano mine e noi ci siamo sbarazzati dei congegni che abbiamo trovato», ha aggiunto Weighill. Ma secondo la tv di Stato libica, le ultime operazioni militari avrebbero reso “non operativo” il porto della città . In serata, infine, sono decollati verso Roma 25 feriti di Bengasi, molti dei quali giovani thwar, combattenti della Cirenaica. Ad accompagnarli è stato l’inviato del ministro Franco Frattini per le emergenze, Margherita Boniver, che ha spiegato «come all’interno dello sforzo ricco e articolato che l’Italia sta realizzando a favore della Libia, gli aiuti umanitari abbiano un grande rilievo».

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