Minacce agli impiegati degli uffici Tepco
In sostanza un invito a nascondersi o quantomeno a nascondere le case-dormitorio di cui la società è proprietaria e che ha messo a disposizione, appunto, degli impiegati (per lo più quadri, in alcuni casi sfollati della zona di Fukushima). Il motivo? L’ondata crescente di proteste degli antinuclearisti che— ipotizzano Tepco e polizia — potrebbero lasciarsi andare ad azioni dimostrative non proprio pacifiche. Insomma, si temono aggressioni contro i lavoratori dell’azienda che gestisce la centrale di Fukushima oppure danneggiamenti alle sue proprietà . Il «piano» per sfuggire a eventuali eco-estremisti è stato studiato dopo che proclami antinucleari scritti con vernice rossa sono comparsi sul muro esterno della sala per le relazioni pubbliche della Tepco, sede di Shibuya, uno dei quartieri più dinamici e giovani della città . Minacce spray (ma nessuno vuole rivelare le parole esatte) alte un metro e larghe tre, tracciate — dice la polizia di Shibuya che sta indagando sul caso — il pomeriggio del 20 marzo quando la sala in questione era chiusa per lavori. Avrebbe dovuto riaprire il giorno dopo ma quelle scritte, subito cancellate, hanno convinto la società a tenerla chiusa e a studiare rimedi per fronteggiare possibili azioni dissennate degli «antiatomo» . Diventare il più anonimi possibili è stata la prima indicazione e gli uomini della Tokyo Electric Power l’hanno seguita alla lettera. A parte quelle delle filiali, pare che non ci sia più una sola insegna visibile in tutta la città . «È stato fatto esclusivamente per proteggere gli impiegati e le loro famiglie» dice un funzionario della Tepco che chiede l’anonimato. Un dirigente (anche lui senza nome) spiega invece al quotidiano Asahi Shinbun che «da quando c’è il problema del nucleare gli agenti di polizia ci pregano di usare prudenza e di vigilare sull’incolumità dei nostri dipendenti» . E cita i casi di «alcuni di loro che ripetono “voglio andare a Fukushima per dare un mano”perché vivono un senso di frustrazione a guardare da lontano le operazioni che laggiù procedono con mille intoppi» . Il movimento antinucleare si passa la voce via Internet. C’è perfino chi ha scovato una delle famose insegne «nascoste» davanti a un dormitorio della Tepco e ha messo online le fotografie: prima e dopo. Un sito ha pubblicato gli indirizzi privati di alcuni manager e nel giro di poche ore (anche se quel sito è stato poi oscurato) l’informazione è arrivata a molte altre pagine web degli antagonisti di Fukushima. Non a caso sono state rafforzate, ormai da molti giorni, le misure di sicurezza per Tsunehisa Katsumata, il presidente della Tepco. E in questa situazione già fin troppo complicata ci mancavano anche le azioni anti Tepco di singoli sbandati. Ad aprire la serie è stato l’uomo di 41 anni che, il 18 marzo, si mise a lanciare pietre contro le finestre della filiale del quartiere Chiyoda. Spiegò poi di averlo fatto per rabbia, perché il suo treno era in ritardo per via dei blackout imposti dopo gli scoppi alla centrale. Giovedì scorso l’ultimo: un uomo disoccupato è partito da Tokyo con il suo furgone per arrivare fino al cancello d’ingresso dell’impianto atomico e provare a sfondarlo. È stato arrestato per violazione di domicilio. Ma sul suo conto c’è chi racconta una versione diversa: non era affatto uno sbandato e prima di piombare sul cancello ha urlato slogan contro il nucleare da un altoparlante.
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