Medvedev silura tutti i putiniani dai vertici delle aziende di Stato
MOSCA — È il colpo più grave al potere degli ex agenti del Kgb infiltratisi in tutti i gangli del potere economico russo. Il presidente Dmitrij Medvedev ha varato un decreto per escludere ministri e vice primi ministri dai consigli di amministrazione delle aziende pubbliche. I nuovi oligarchi che sotto le ali protettive dell’attuale premier Vladimir Putin sono riusciti a controllare gran parte delle principali aziende, devono mollare. Via Igor Sechin, il potentissimo vice primo ministro da tutti ritenuto il braccio destro di Putin; via Viktor Zubkov, primo vice primo ministro; via Anatolij Serdyukov, titolare del dicastero della difesa. Assieme a loro vengono colpiti dall’ukaz di Medvedev anche diversi altri personaggi che non possono essere però ricondotti al gruppo dei silovikì, come vengono chiamati gli uomini che provengono dai ministeri «armati» , cioè difesa, interno, Fsb (ex Kgb). Tra questi, il ministro delle Finanze Alexei Kudrin. In totale le società che dovranno essere «liberate» entro il primo luglio sono 17 e tutte di enorme importanza, a cominciare dal gruppo energetico Rosneft, diventato un colosso grazie alla spartizione delle spoglie della Yukos, la compagnia petrolifera che e r a d e l magnate Mikhail Khodorkovskij, finito in galera dopo aver litigato con Putin. Una vera rivoluzione che sta già avendo pesanti effetti economici, sia in Russia che all’estero. Rosneft, che si è assicurata ricchi giacimenti nell’Artico proprio grazie all’influenza del «suo» vicepremier Sechin, ha perso in un giorno l’ 1,5 per cento del valore in borsa. E la Bp, che ha concluso un accordo di collaborazione e scambio di azioni del valore di 16 miliardi di dollari con Rosneft, sta iniziando a chiedersi come andrà a finire l’affare. Ma quale è il senso della decisione di Medvedev? Diversi analisti la vedono nella prospettiva delle elezioni presidenziali della primavera 2012. Il tandem che guida la Russia si sta frantumando e Medvedev colpisce il clan che appoggia Putin? A corroborare questa ipotesi si cita anche la recente spaccatura registratasi fra i due in occasione dell’intervento della coalizione dei volenterosi in Libia. Medvedev l’ha appoggiata e non ha posto il veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, mentre Putin l’ha bollata come una nuova avventura colonialistica (suscitando le critiche del suo presidente). C’è però chi dubita che un simile attacco a personaggi come Sechin possa essere stato sferrato da Medvedev senza il consenso di Putin. I due, si dice, continuano a muoversi di conserva, magari dividendosi i ruoli come nei film col poliziotto buono e quello cattivo. Sechin si era forse dimostrato troppo intraprendente e autonomo e a Putin, si sa, i subordinati che salgono alla ribalta non piacciono. Inoltre se l’affare con la Bp va a finire male, occorre avere sotto mano un capro espiatorio, per non far fare una brutta figura allo stesso Putin. Infine c’è l’elemento puramente economico: la presenza di funzionari pubblici nelle grandi aziende è sempre stata criticata dagli investitori esteri come uno degli elementi della scarsa trasparenza del sistema economico russo. Così, fuori tutti entro poche settimane. Kudrin dovrà mollare la banca Vtb e il colosso dei diamanti Alrosa. Sechin la Rosneft, la Rosneftegaz e la rete elettrica Inter Rao. Il ministro della difesa Serdyukov l’azienda produttrice di armi Oboronservis. Altri personaggi pubblici dovranno uscire dal principale canale tv, da altre compagnie petrolifere, dall’aeroporto numero uno di Mosca e da Gazprom. L’unico che ha già reagito tentando di non farsi coinvolgere è l’ex ministro della difesa e attuale vice premier Sergej Ivanov, che era nel Kgb con Putin. Il decreto del presidente parla di migliorare la competitività delle aziende e si riferisce a imprese che sono sul mercato. Lui è presidente della Oac, compagnia unita di aviazione (Sukhoi, Tupolev, Iliyushin, eccetera). «E in Russia noi siamo gli unici, non abbiamo concorrenza» , ha spiegato.
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