Ma Tunisi frena: “Rientri di massa non praticabili”

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In particolare i problemi sorgono sull’idea cara a Silvio Berlusconi, quella di accelerare il rientro forzoso dei cittadini tunisini. I vecchi patti, concordati con il regime di Ben Ali, autorizzavano il rimpatrio di quattro persone al giorno per via aerea ma il governo vorrebbe moltiplicare questa cifra. Tunisi respinge l’idea di rimpatri di massa. «Dobbiamo fare le necessarie verifiche sull’identità  delle persone, gli amici italiani ci capiscono», dice Radhouéne. E rilancia: «Bisogna fermare il flusso della migrazione clandestina, e per farlo sono necessari strumenti: più barche, ma visori notturni, eccetera». Radhouéne ricorda che la Tunisia ha 1.300 chilometri di costa: «Credo che ogni Paese avrebbe difficoltà  a garantirne la sorveglianza». Per mettere a punto i controlli ci vorrà  tempo. Ma per garantire la fine dell’emigrazione clandestina, il segretario di Stato propone anche un’altra via: «Nel lungo termine, la soluzione è fare in modo che queste persone non debbano lasciare il proprio Paese e rischiare la vita su una barca. Ma non possiamo farlo da soli. Serve l’aiuto economico italiano ed europeo, perché queste persone possano costruirsi una vita dignitosa in Tunisia».


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