«Vedrete, tornerò a investire appena uscirò dal carcere»

Loading

ROMA — Il «Madoff dei Parioli» non vede l’ora di ricominciare. E chissà  come reagiranno quelli che immaginano, nei prossimi anni, di investire denaro nella finanza: «Cosa farò quando uscirò dal carcere? Continuerò a fare il mio lavoro, il consulente finanziario» . Gianfranco «Madoff» Lande lo dice quasi come una certezza, nella sua cella della settima sezione di Regina Coeli: camicia indossata sotto una polo blu, pantaloni, baffi curati. E quando il politico in visita, ieri pomeriggio, gli fa notare che non sarà  semplicissimo riciclarsi nel medesimo settore, la finanza, dopo tutto quello che è accaduto, dopo questa truffa colossale, lui sorride, sicuro di sé: «Difficile? E perché mai? Ho venticinque anni d’esperienza, troverò chi mi darà  fiducia» . Ora, sia chiaro: per i magistrati è la mente di questo raggiro da 300 milioni, ed è in carcere dal 24 marzo con le accuse di riciclaggio e associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all’esercizio abusivo dell’attività  finanziaria. Eppure, di fronte all’onorevole — in un colloquio di oltre quaranta minuti, dopo quello rapido avuto nei giorni scorsi con un altro politico — di quelle accuse non vuole neanche sentire parlare: «Ho smesso di guardare la tv, troppe bugie, adesso la tengo spenta e se proprio la accendo cambio canale quando ci sono servizi che mi riguardano. I primi giorni, quando li ascoltavo, mi veniva il bruciore di stomaco» . Devono essere parecchi i dettagli che gli hanno fatto venire il mal di pancia. Quei soprannomi, ad esempio: per molti è la versione nostrana di Bernard Madoff, per altri lui e il suo socio Roberto Torregiani erano «il gatto e la volpe» . E poi ci sono tutte quelle proteste, quei personaggi famosi che sui media si sono susseguiti per dichiararsi vittime, truffati, raggirati. Lui, seduto sul letto, scuote la testa: «Io sono vittima, io sono stato messo in mezzo. Non ho rubato, non sono scappato coi soldi, ho agito nella massima trasparenza, alla luce del sole» . E tutte quelle proteste? Tutte quelle persone disperate? Dedica loro poche frasi, sorridendo: «Io non ho mai voluto né potuto truffare. Anzi, a volte pagavo gli investitori con i soldi miei. E poi quelli che mi hanno denunciato, quei trenta, sono quelli che hanno preso più soldi degli altri» . Il politico non entra nel merito della questione, ma gli chiede una cosa che attiene al lato umano di tutta questa storia: ma si scuserà  con gli investitori, prima o poi? «Spiegherò a tutti come ho lavorato, come ho agito con quei soldi, questo sì. Ma sono sereno. Se c’è una responsabilità  mia forse è quella di aver sottovalutato la provenienza dei flussi di denaro. Questa vicenda dei Piromalli, però, mi lascia molti dubbi: io ho ricevuto telefonate di minaccia e le ho subito denunciate. A voler immaginare dove fossero quei soldi, mi viene in mente una società  di assicurazioni irlandese, o una finanziaria di Milano. Chissà . Di certo, visto che tutto è stato fatto alla luce del sole, mi chiedo perché gli organismi preposti al controllo non siano intervenuti: il ministero delle Finanze, l’antiriciclaggio… » . Dopo due settimane di sciopero della fame — «l’ho fatto per attirare l’attenzione, hanno arrestato la mia compagna solo perché era nella società » — adesso mangia «pane e frutta. Nei prossimi giorni, mia figlia mi porterà  altro cibo» . La cella ha la pareti bianche, la porta aperta, un unico letto a castello: sulla rete in alto, manca il materasso. Gianfranco Lande, adesso, è solo. Ma, a quanto pare, lui pensa sia questione di tempo: presto tutto ripartirà . I clienti, i titoli, gli investimenti. Il «Madoff dei Parioli» non vede l’ora di ricominciare.


Related Articles

«Fiat vuole licenziare»

Loading

L’ALLARME Fiom: a Melfi e Pomigliano una concreta minaccia di esuberi 

Quando la moneta muore sguardo sul tempo che fu

Loading

Qualche momentaneo sprazzo di speranza non ha dissolto la nube cupa del fallimento dell’euro che incombe sull’Europa.

Quello che non Torna nei Progetti della Fiat

Loading

Il  nodo della vicenda Fiat, con  l’amministratore delegato Sergio Marchionne che avvia le procedure di licenziamento per 19 dipendenti di Pomigliano in seguito alla sentenza che obbliga l’azienda ad assumere 19 dipendenti lasciati fuori dai cancelli perché aderenti alla Fiom, non è tanto la democrazia violata o non violata quanto la ragione con cui la Fiat giustifica i licenziamenti: 19 occupati in più sono di troppo. Ma la Panda non doveva salvare Pomigliano? Quanti sono allora quelli che perderanno il lavoro, in Campania e altrove, quando finirà  la cassa integrazione?

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment