by Editore | 19 Aprile 2011 6:28
Oggi il feretro sarà vegliato al Cairo, domani arriverà in Italia. Sul suo sito internet la polizia di Hamas ha pubblicato le foto di tre ricercati per l’assassinio, promettendo una taglia (ancora non precisata) per chi fornirà informazioni decisive. Ma restano ancora molti punti oscuri. Shifa è il principale ospedale delle città di Gaza, e probabilmente anche di tutta la Striscia. Migliaia di persone sono arrivate ieri a questo ospedale perché da qui la salma di Vittorio Arrigoni è partita per andare al confine di Rafah ed essere trasportata in Italia. Migliaia di palestinesi si sono radunati sotto un sole cocente per salutare un amico e un compagno, per onorare le spoglie di una persona che qui in tanti, tantissimi conoscevano. E chi non lo conosceva, stimava il suo lavoro. C’erano esponenti del governo, ministri e figure istituzionali di Hamas. C’erano rappresentanti di associazioni e di partiti, c’erano pescatori e contadini. Tantissimi ragazzi giovani, facenti parte del gruppo per la fine delle divisioni tra Gaza e West Bank, il famosissimo movimento per il 15 marzo. Khalil Shaheen, esponente del Palestinian centre For Human Rights, ha dichiarato: «Siamo realmente dispiaciuti per quest’assassinio, ora è importante che noi palestinesi continuiamo il lavoro anche anche di Vittorio per la nostra sovranità , indipendenza e unità . Faccio un appello a IsmailHaniyeh perchè raccolga questa opportunità : l’unità palestinese, tra Gaza e West Bank, è la giusta risposta a questo crimine». La gente intonava canti tradizionali, canzoni sulla Palestina. Bandiere palestinesi e bandiere italiane, in più di qualcuno mi ha detto: «Voglio bene all’Italia!» perché l’Italia è il paese da cui proveniva Vittorio, insinuando che dovrebbe esserci «un po’ di Vittorio» in ogni italiano. Qualche pianto, tanti abbracci, donne e uomini si fanno forza a vicenda. Shahed, una ragazza di 19 anni sua amica, facendosi forza racconta: «Oggi, qui all’ospedale, salutiamola sua salma.Mala sua anima resterà sempre con noi». Una ragazza dalla pelle scura e la faccia tonda, sventolando una bandiera palestinese, scandisce slogan seguita dalla folla: «Vittorio con i contadini, Vittorio con i pescatori, Vittorio è con la Palestina ».Un altro giovane, con le braccia in alto e le dita a segnare il simbolo della vittoria urla, e altri ripetono: «Da Rafah a Jenin Vittorio figlio della Palestina». Tutti insieme, con tutto il fiato, «we all Vittorio», siamo tutti Vittorio. Non si dimenticheranno facilmente di lui, qui a Gaza. Per andare dall’ospedale di Shifa al confine a Rafah la lunga fila di automobili e furgoni ha percorso la strada che costeggia ilmare, la strada più bella di Gaza. Dal mare Vittorio era arrivato aGaza per la prima volta nel 2008, ristabilendo la presenza degli attivisti dell’Ism nella Striscia, e gli piaceva la sera fermarsi in spiaggia a guardare il mare fumando il narghilè. Nel mare aveva accompagnato i pescatori, fornendo loro la protezione e documentando le azioni criminali delle navi da guerra israeliane. Dal mare proverà ad arrivare la prossima flotilla, quella su cui avrebbe desiderato imbarcarsi anche la madre di Vittorio. Per questo, guardando il mare, a Gaza sembra di essere un po’ meno soli, sembra di essere già di là , di sentirli vicini questi compagni, questi fratelli stranieri da cui arriva la solidarietà . Fortuna che c’è il mare qui a Gaza, fortuna che anche al di là del mare non si dimenticheranno di Vittorio, anche al di là del mare porteranno avanti il suo spirito e il suo lavoro. All’esterno del confine di Rafah si erano già radunate diverse centinaia di persone. Bandiere palestinesi e slogan. Oltre il primo cancello, all’interno della parte palestinese del confine, ce ne erano altrettante. Rappresentanti del governo hanno parlato in arabo di come stiano per arrestare gli assassini, dichiarando che sono state rese pubbliche le loro foto ed è stata posta una taglia sulla loro testa. In inglese ha parlato Osama Qashoo, riportando le parole della madre di Vittorio: «Vittorio non è solo il suo corpo, Vittorio è un’idea, e l’idea non morirà mai». A nome dell’International Solidarity Movement è stata ribadita la volontà di rimanere nella Striscia anche per portare avanti quello che con Vittorio era iniziato, ed è stata citata una sua dichiarazione di agosto: «Sulla mia lapide vorrei venisse scritta una frase di Nelson Mandela: “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. Vittorio Arrigoni, un vincitore». La bara è poi uscita dall’ambulanza dell’ospedale Shifa per entrare in quella con cui avrebbe attraversato il confine. Mille mani la trasportavano, una folla accalcata sotto e attorno alla cassa di legno contenente le spoglie di Vittorio la portava via; la bara sembrava volasse da quanta gente la sosteneva, oramai non si appoggiava più alle spalle di chi la portava, si trovava molto più in alto, perché in troppi volevano sostenere la salma per dare l’ultimo saluto a un amico e compagno, a un uomo libero, a un combattente nonviolento. Un vincitore.
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