«Sì ai permessi temporanei, la Francia ci è ostile»
ROMA — Il decreto ora c’è. Prevede un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari per tutti: clandestini e richiedenti asilo, tunisini e altri nordafricani, giunti in Italia «dall’ 1 gennaio alla mezzanotte del 5 aprile 2011» . E all’articolo 3 consente ai possessori «di un titolo di viaggio la libera circolazione nei Paesi Ue, conformemente alle previsioni della convenzione di applicazione di Schengen» . Il governo si ricompatta, fa partire da Lampedusa il primo rimpatrio aereo di 30 tunisini, inizia a ridimensionare la tendopoli da 4000 posti di Manduria, riguadagna, nel ruolo di mente operativa, il sottosegretario Alfredo Mantovano e amplia i poteri di accoglienza alla Protezione Civile di Franco Gabrielli. Ma la Francia non ci sta. E scoppiano scintille diplomatiche. Lo dichiara il ministro dell’Interno Claude Guéant: «All’interno dello spazio Schengen non basta avere un’autorizzazione di soggiorno in uno degli Stati membri ma sono necessari documenti di identità e, soprattutto, una giustificazione di risorse» . «Un segnale ostile» dichiara alla Camera il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. E la sera a Porta a Porta aggiunge: «Se la Francia li blocca esca da Schengen» . Oggi Guéant sarà a Milano a colloquio con Maroni, che annuncia: «Tutto si risolverà » . In attesa del bilaterale Berlusconi Sarkozy del 26 aprile, meglio evitare strappi. «La Francia è un Paese amico con cui bisognerà trovare linee d’intesa» , spegne il ministro della Difesa La Russa. Ci si appella all’Europa. Il presidente del Senato, Renato Schifani, sottolinea che «il problema dell’immigrazione clandestina non è un problema italiano, è un problema europeo. Chi ritiene di doverlo recintare all’interno del nostro stesso Paese si sbaglia» , con chiaro riferimento alla Francia. Ma il portavoce Ue, Marcin Grabiec, disillude. Dare un permesso, spiega, «non implica che queste persone abbiano un permesso automatico di viaggiare» . A frontiere francesi chiuse, dunque, non ci sarebbe lo «svuotamento della vasca» auspicato dal leader leghista Umberto Bossi, che vuole una «politica dura» . E complesso sarebbe gestire l’ondata di risacca degli oltre 22mila tunisini, cui ora si sommano gli oltre duemila profughi. Già , perché il testo uscito ieri dal Consiglio dei ministri, ancora in bozza, parla di rilascio del permesso per motivi umanitari agli «appartenenti ai Paesi del Nordafrica» , «affluiti» in Italia fino alla «mezzanotte del 5 aprile» . Salvo ritocchi, resterebbero fuori anche i sopravvissuti al naufragio di mercoledì all’alba. Per quelli cui il permesso «non è stato rilasciato o è stato revocato» si dispone «il respingimento o l’espulsione» . Anche «con accompagnamento immediato alla frontiera» . Niente permesso per gli appartenenti a categorie «socialmente pericolose» o espulsi con notifica anteriore all’ 1 gennaio. Regolarizzati anche i richiedenti asilo la cui richiesta «può essere convertita» in richiesta di permesso, come si legge al comma 5 dell’articolo 2. Il permesso sarà concesso «gratuitamente» . E potrà essere richiesto entro 8 giorni alle questure che dovrebbero approntare «specifiche procedure d’urgenza» . Ma non è ben approfondito come si garantirebbero controlli atti proprio ad evitare la regolarizzazione di criminali.
Related Articles
L’ultima sfida all’intolleranza
Gran parte delle fedi religiose oggi hanno frange estremiste. In varie parti d’Europa l’islamofobia rivaleggia con l’antisemitismo ed esercita un pericoloso e potente fascino politico. In breve, la religione conta. La mia esperienza di primo ministro mi ha insegnato che i problemi del Medio Oriente – esteso ad includere Iran, Afghanistan, Pakistan, e Somalia – non possono essere compresi se avulsi dalla religione.
Napoli, rom in fuga dopo assalto alle baracche
Un tentativo di violenza sessuale ad una sedicenne, avvicinata ieri sera da due nomadi rom nel quartiere di Poggioreale a
Festival di Sabir. «Contro i migranti prevale l’odio, scandalizziamo con l’accoglienza»
Festival di Sabir. «È in corso un attacco mediatico e politico contro l’idea di solidarietà»