«Senza soldi» : cinque tunisini rispediti in Italia
È il confine poroso di Ventimiglia, che ogni tanto stringe le maglie. Non esattamente sulla linea di separazione tra i due Paesi, perché lì è in vigore l’accordo di Schengen e fare controlli troppo approfonditi sarebbe una violazione. Ma qualche chilometro più avanti. «Ci hanno fermato martedì alla stazione di Nizza— ha raccontato Khaled Ghammourri, 22 anni —. Mio cugino Yassin, il nostro amico Mohamed ed io, volevamo raggiungere mio padre a Tolosa. Eravamo parte di un gruppo di trenta. È arrivata la polizia e ci hanno presi tutti appena scesi dal treno. Ci hanno ammanettati e portati in commissariato, dove siamo stati fino a oggi, quando ci hanno condotto nuovamente in Italia. In tasca, avevamo solo venti euro in tre» . È una delle condizioni ribadite da Parigi nella circolare del ministro degli Interni Claude Guéant: i tunisini non vengono respinti se, oltre a un titolo di viaggio (il documento che sostituisce il passaporto) e il permesso temporaneo rilasciati dalle Questure italiane, sono in grado di dimostrare di potersi sostenere dignitosamente. Le tabelle internazionali fissano le cifre a 62 euro, che diventano 31 nel caso in cui il migrante abbia un alloggio. I cinque, in realtà , non risulta che avessero parenti nè amici in Francia, neanche un conoscente che potesse ospitarli, dice una fonte della polizia italiana: avevano passato il confine solo perché parlano francese. Il permesso temporaneo li rende comunque regolari da noi per sei mesi, e — dal momento che sono stati riammessi, non espulsi — per tre mesi possono pure ritentare la fortuna alla roulette della frontiera.
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