«Sarkozy pronto ad accettare che Gheddafi resti al potere»
PARIGI— Il sistema di potere a Tripoli non si è sgretolato, le truppe fedeli al Colonnello continuano a combattere, i prolungati bombardamenti della Nato rischiano sempre più di colpire innocenti e lo stesso segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen riconosce che «una soluzione militare non esiste» . È quindi il momento di abbandonare l’intransigenza e fare spazio al realismo: il presidente francese Nicolas Sarkozy, con una svolta poco pubblicizzata ma forse decisiva, è pronto ad accettare che Gheddafi resti al potere, durante una fase di cessate il fuoco che permetta le trattative tra il governo di Tripoli e gli insorti di Bengasi. Cade quindi la pregiudiziale, fino a pochi giorni fa ribadita con fermezza da Sarkozy, dal premier britannico David Cameron e dal presidente americano Barack Obama, di una partenza immediata di Gheddafi, preliminare a qualsiasi fase diplomatica. Lo ha confidato venerdì scorso lo stesso presidente francese a Vincent Jauvert, inviato speciale del Nouvel Observateur, in una delle frequenti conversazioni off di Sarkozy con la stampa: in queste occasioni, l’accordo tacito è che il presidente parla liberamente al di là delle costrizioni protocollari, e i giornalisti non riportano le sue dichiarazioni. L’embargo sulla notizia è stato invece rotto dal Figaro, giornale molto vicino al presidente, che nell’editoriale di ieri del vicedirettore Pierre Rousselin spiega che «anche se dall’inizio della ribellione libica Nicolas Sarkozy ha detto di esigere la partenza di Gheddafi, questa non è più una condizione all’apertura di negoziati. Bisogna prima di tutto ottenere la fine delle violenze e il ritorno dell’esercito libico nelle caserme. Se questo risultato passa per la permanenza di Gheddafi a Tripoli, che sia» . Nel suo blog «Affaires étrangères» , Jauvert ha confermato che Sarkozy accetta ora una permanenza di Gheddafi al potere, mentre le trattative per un governo di transizione si intensificano con il figlio Saif. La posizione ufficiale americana invece, almeno per il momento, resta immutata. A conferma della nuova fase diplomatica della crisi libica, ieri il presidente sudafricano Jacob Zuma accompagnato dagli omologhi di Mali, Mauritania e Congo, è stato ricevuto da Gheddafi a Tripoli per diverse ore. Al termine del colloquio il presidente Zuma ha detto che Gheddafi ha accettato il piano di mediazione dell’Unione Africana, che prevede la sospensione dei raid della Nato. La delegazione africana è partita alla volta di Bengasi per cercare di convincere i ribelli ad accettare un cessate il fuoco. Il Consiglio di transizione di Bengasi continua a pretendere prima la partenza del Colonnello, ma la svolta dell’Eliseo dovrebbe presto persuaderli: non c’è altra scelta, bisogna trattare subito.
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