«Pronti a colpire all’ordine della Nato»

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ROMA — A causa delle dichiarazioni divergenti di Popolo della libertà  e Lega sulla guerra in Libia, da giorni alcuni membri del governo sottolineano copiosamente che saranno «chirurgici» in Libia i colpi sparati dagli aerei italiani. Silvio Berlusconi non vorrebbe che fossero chiamati bombardamenti. Poco sorprenderebbe se oltre alla chirurgia, tra le metafore di tante affermazioni ufficiali, venisse evocata per i bersagli l’anestesia. Accortezze lessicali analoghe esistevano anche quando il governo di Massimo D’Alema, per evitare strappi con i Verdi e i Comunisti italiani, non definiva guerra i bombardamenti della Nato in Kosovo, e finora stanno lasciando in ombra La risoluzione 1973 Il 17 marzo 2011, con la Risoluzione 1973 il Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite autorizza una no-fly zone sulla Libia e l’utilizzo di «tutti i mezzi necessari» per proteggere i civili. Due giorni più tardi, aerei francesi, britannici e statunitensi iniziano a bombardare obiettivi militari del regime di Gheddafi un aspetto: da quand’è che gli aerei del nostro Paese apriranno il fuoco? Le incertezze nella coalizione di governo non sono state comode per i militari. Com’è suo dovere, il ministro della Difesa Ignazio La Russa respinge questa interpretazione e ieri, davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato, ha affermato: «I nostri velivoli e i nostri equipaggi sono Il contributo italiano L’Italia partecipa da subito alla coalizione con compiti però soltanto di pattugliamento: nessun bombardamento. Lunedì scorso il premier Silvio Berlusconi ha annunciato che gli aerei italiani saranno invece impegnati anche in azioni di guerra, per colpire obiettivi militari ai lavori appare discutibile che lo Stato maggiore della Difesa possa ancora diffondere riepiloghi quotidiani e pubblici sulle missioni degli aerei italiani come fatto in precedenza. Quei comunicati, in sostanza, servivano a dare conto di aver impiegato lo stesso i quattro caccia Tornado e quattro Harrier AV-8B plus assegnati all’operazione mentre non erano autorizzati a bombardare. Ma sulle azioni di fuoco neppure il Consiglio atlantico, a livello diplomatico, viene a sapere dai militari a quali nazioni appartengono i mezzi impiegati nei voli: ne apprende i totali relativi a determinati archi di tempo. Da ieri si sa che gli aerei italiani resteranno dodici. Così ha detto in Parlamento La Russa informando che a differenza di prima i quattro Tornado, ai quali erano assegnate funzioni Ecr (contrasto dei radar nemici), potranno agire in «configurazione Ids» , Interdiction and strike, interdire e colpire. Fuoco potrà  partire anche dai quattro Harrier AV-8B plus. Dopo le pressioni alleate, lunedì Silvio Berlusconi aveva telefonato a Barack Obama. Secondo la Casa Bianca, «per informare il presidente della sua decisione di fornire appoggio militare aggiuntivo all’operazione Unified Prot e c t o r a u t o r i z z a n d o air-to-ground strikes (letteralmente attacchi da cielo a terra, espressione usata per indicare bombardamenti, ndr) su obiettivi del regime libico» . La stampa ha riferito che gli aerei italiani sarebbero saliti a venti. Resteranno di meno.


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