L’ira di Pechino su Geithner «Più serietà  con noi creditori»

by Editore | 20 Aprile 2011 7:04

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E con questo l’aspro dibattito sul bilancio americano viene «promosso» (almeno quello) al rango di «tema sensibile» nella politica internazionale. Proprio ieri il presidente americano ha cominciato il «deficit tour» , di fatto una tre giorni di semi campagna elettorale, incontrando gli studenti dell’università  di Annandale, nel Nord Virginia. Oggi visiterà  il quartier generale di Facebook a Palo Alto, in California, con tappa finale, giovedì, a Reno, nel Nevada. La scelta di tre Paesi strategici in vista delle presidenziali del 2012 conferma che, almeno finora, gli sforzi del Presidente si sono concentrati sul versante interno, nel tentativo di arginare il revival liberista (servono drastici tagli alla spesa pubblica) lanciato dai repubblicani. Al lordo di qualche sortita idiota, come quella di Marylin Davenport, militante dei «Tea Party» , che, in un fotomontaggio, ha trasformato Obama in un cucciolo di scimpanzè. Ben più insidioso il segnale di avvertimento cinese che, verosimilmente, costringerà  il presidente ad allargare il compasso dei suoi ragionamenti. Stando ai dati ufficiali pubblicati dal Dipartimento del Tesoro americano, a fine febbraio 2011, il governo di Pechino custodiva 1.154 miliardi di dollari come controvalore di titoli pubblici statunitensi. Più o meno l’ 8%del totale, visto che lo stesso Dipartimento del Tesoro stima che il prossimo 16 maggio l’indebitamento raggiungerà  il limite di 14 mila e 290 miliardi fissato per legge, come prevede la regola cardine della finanza americana introdotta nel 1939. A prima vista difficilmente gli iper-pragmatici governanti di Pechino si riterranno soddisfatti dalle promesse e dalle suggestioni offerte ieri da Obama agli studenti della Virginia. Come il richiamo alle «condivisione delle responsabilità » rivolto «a milionari e miliardari » ; oppure il rilancio della «scommessa sulla green economy» . E ai «ragionieri» cinesi poco importa se l’attuale inquilino della Casa Bianca conti di uscirne tagliando le spese militari, ma salvando la polpa della riforma sanitaria. Dal punto di vista cinese quello che ora conta è capire se Obama avrà  la duttilità  politica per trovare un compromesso con i repubblicani su misure di pronto intervento, «responsabili» appunto. Non a caso, sempre ieri, Guan Jianzhong, responsabile della più grande agenzia di rating cinese, Dagong Global Credit, in un’intervista a Dow Jones Newswires notava: «Più si accumulano titoli del Tesoro americano e più si devono mettere in conto delle perdite: questo è diventato un autentico mal di testa per i dirigenti cinesi» .

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