L’Europa a pezzi

by Editore | 3 Aprile 2011 6:24

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La vasta insurrezione giovanile che percorre i paesi arabi l’ha colta di sorpresa. I governi europei, tutti, scorgevano in quei paesi una sola minaccia di sovversione, quella islamica. E accettavano le dittature populiste che li proteggevano da quella minaccia. C’erano quelli che lo facevano più o meno a malincuore, per realpolitik, e quelli che ci mettevano entusiasmo, per congeniale simpatia verso i regimi autoritari e corrotti. L’insurrezione libica e la conseguente violenta repressione li ha costretti a una scelta: appoggiare apertamente la rivolta, puntando su una sua evoluzione democratica, o lasciarla al suo destino, perdente o vittoriosa che fosse. Le componenti umanitarie di questa scelta certamente esistono, ma si prestano a contestazioni di ipocrita incoerenza e, politicamente parlando, non sono decisive: né i governi che sono intervenuti sono mossi solo da quelle, né quelli che si sono astenuti possono essere accusati di cinismo, anziché di calcolo politico. Vi sono altre e più decisive ragioni. Il fatto che la scelta del non intervento sia sostenuta da paesi che obiettivamente sfidano la leadership americana, come Russia, Cina, India e Brasile. Mi pare che spieghi meglio l’opzione che essi hanno assunto, di contestare la scelta apertamente sostenuta dagli Stati Uniti. La sorpresa vera è che questa posizione sia stata assunta dalla Germania che in questa circostanza ha bruciato la sua tradizionale politica di alleanza con la Francia (già  da qualche tempo in crisi), silurato l’Unione Europea e incrinato il rapporto con gli Stati Uniti. Bisogna chiedersi se ciò non prefiguri il ritorno a un disegno di egemonia germanica. Ciò segnerebbe una svolta storica drammatica: la fine del disegno europeo. Può la signora Merkel sostenerla? Può la socialdemocrazia tedesca appoggiarla? A quanto risulta dalle elezioni, non sembrerebbe. E qui emerge il costo della non-Europa. Un’Europa unita avrebbe dato alla giusta scelta di appoggiare l’insurrezione giovanile nei paesi arabi un sostegno non inficiato da sospetti egemonici, usando il suo grande peso economico e politico per pilotarla verso un esito democratico. La non-Europa ha lasciato questo compito a Francia e Inghilterra, sostenute dagli Stati Uniti, colorandolo di vere o presunte ambizioni nazionalistiche e riattivando nella sinistra europea (italiana in particolare) i riflessi istintuali di un vecchio antiamericanismo, che coinvolge paradossalmente il più democratico tra i Presidenti degli Usa.

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