Lega di lotta non di governo

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Con l’incisività  perentoria delle immagini essa mostra l’impotenza di un ministro leghista dell’Interno, Maroni, che, molto bravo ad arrestare mafiosi e camorristi, non sa invece che pesci pigliare proprio sul tema forse più caro alla propaganda e all’ideologia del suo partito: quello dell’immigrazione. Bossi ha un bel dire agli immigrati «fuori dalle palle» . Il suo ministro non è capace neppure di trattenerli dietro una rete: non dico neppure, naturalmente, di respingerli in mare lasciandoli al loro destino, così come invece, ascoltando le grida di Bossi, qualche ingenuo e feroce leghista forse si è immaginato che potesse accadere. Ma evidentemente un conto sono i comizi a Pontida, un altro conto fare seguire alle parole i fatti. La verità  è che quanto accade in questi giorni sta mostrando l’impossibilità /incapacità  della Lega ad essere un vero partito di governo. Con l’ideologia leghista si può essere ottimi sindaci di Varese e perfino di Verona, ma non si riesce a governare l’Italia. Non si riesce, cioè, a pensare davvero i problemi del Paese in quanto tale (non solo nella sua interezza, ma anche nella complessità  dei suoi rapporti internazionali), e tanto meno immaginarne delle soluzioni. Con l’ideologia leghista al massimo si può stare al governo, che però è cosa del tutto diversa dal governare. Si può al massimo, cioè, essere alleati gregari di una forza maggiore e occupare dei posti: ma al solo scopo, in sostanza, di chiedere mance e favori per i propri territori. Il limite della Lega è per l’appunto questo: a chiacchiere essere contro «Roma ladrona» , ma poi essere condannata a comportarsi nei fatti come un tipico partito di sottogoverno. Questa posizione sostanzialmente subalterna della Lega è l’inevitabile conseguenza di quel vero e proprio bluff ideologico che è l’evocazione della Padania (con implicito sottinteso separatista). Non si può governare nulla che riguardi l’Italia, infatti, tanto meno un problema come l’immigrazione, volendo essere solo «padani» . Quello della Padania, in realtà , è un bluff che solo la stupida timidezza delle forze politiche «italiane» non ha fin qui avuto il coraggio di «vedere» , e che Bossi adopera all’unico scopo di marcare il proprio impegno territoriale e il proprio feudo elettorale. Ma che per il resto è di un’inconsistenza assoluta presso lo stesso elettorato leghista.
Lo dimostrano con il loro comportamento gli stessi amministratori locali della Lega, i quali, molto saggiamente, quando è il momento della verità  non se la sentono quasi mai di onorare davvero il bluff «padano» . Come si è visto ad esempio— uno solo tra i tanti— quando nei giorni scorsi il governatore Cota, dovendo scegliere tra il partecipare solennemente alle celebrazioni dell’Unità  d’Italia e del ruolo in essa avuto dal suo Piemonte, e in alternativa avallare invece le idiozie anti italiane delle «camicie verdi» restandosene a casa, non ha esitato a scegliere. Ben consapevole che, qualora se ne fosse restato a casa, molto probabilmente si sarebbe giocata la rielezione.


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