«Attentato a papa Wojtyla, la pista più logica è islamica»
Oltre al Cremlino, vi era già da allora un islam radicale che odiava il Pontefice e vedeva in lui il capo dei crociati» . Jaruzelski afferma ancora: «Forse non è un caso che Ali Agca fosse un cittadino turco, un musulmano, che in nome dell’islam aveva già minacciato di uccidere Giovanni Paolo durante un viaggio in Turchia nel novembre 1979. Dietro di lui si muovevano fondamentalisti? Non lo sappiamo. Tuttavia, a posteriori, la pista islamica sembrerebbe la più logica» . L’ex premier esclude invece la matrice bulgara. «Durante una visita in Bulgaria nel 1982 o 1983 -ricorda -domandai con franchezza a Teodor Zivkov, allora segretario del Partito comunista bulgaro: “Compagno Teodor, in via confidenziale, cosa potete dirmi della pista bulgara?”» . Lui mi rispose: «Compagno Jaruzelski, ci considerate i fessi del gruppo? Ritenete che avremmo lasciato Antonov (responsabile della linea aerea bulgara a Roma, ndr) al suo posto, se fosse stato veramente coinvolto nell’attentato?» . Jaruzelski ammette però che l’elezione di Wojtyla fu, per gli alleati del Patto di Varsavia, «un dito nell’occhio» . Per tenere sotto controllo il Papa, l’ex premier conferma che riempì il Vaticano di spie: «Sacerdoti polacchi che lavoravano anche per i nostri servizi segreti» . La pista islamica trova dei riscontri nel rituale seguito da Agca prima di recarsi a piazza San Pietro. Aveva indossato una camicia bianca, il colore di coloro che intendono compiere atti con cui si immolano. E nel verbale di ispezione corporale, seguito all’arresto, il terrorista turco risultò «completamente depilato al sacco scrotale e al pube» . Come i «martiri» , ha raccontato il giudice Rosario Priore alla Commissione Mitrokhin nel 2005. Il suo testamento, inoltre, prescriveva che il suo cadavere non fosse toccato da mani di infedeli. Tutto questo potrebbe forse spiegarsi anche solo con la sua fede religiosa. Non la sua permanenza -prima di arrivare in Europa -di tre mesi in Iran (in Bulgaria si fermò «solo» sette settimane), nell’Iran dell’ayatollah Khomeini, appena insediatosi dopo la cacciata dello Scià . La pista islamica non è necessariamente alternativa a quella dell’ex blocco sovietico. In un’intervista pubblicata nel 2009 in occasione del trentennale della Repubblica islamica, il capo stazione Kgb a Teheran tra il ’ 79 e l’83, Leonid Shebarshin ha dichiarato: «L’imam Khomeini era filosovietico, per quanto strano ciò possa sembrare» .
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