L’omelia per le Palme del vescovo di Milano Tettamanzi

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MILANO – «Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni?». È una omelia di grande attualità  quella di ieri, in Duomo, dal cardinale Tettamanzi (nella foto), in occasione della domenica delle Palme. Senza mai citare Berlusconi, l’arcivescovo di Milano davanti a 7mila fedeli ha parlato di tre temi caldi, giustizia, guerra e immigrazione. «Perché – ha detto – ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà ?». Tettamanzi, dopo la lettura del Vangelo di Giovanni che presenta un Gesù come re “umile e mite che annuncia la pace”, ha scelto di analizzare “la nostra situazione storica”. «Come sono oggi i giorni che viviamo? – si è domandato – potremmo definirli “giorni strani”. I più dotti potrebbero definirli “giorni paradossali”. Come sono, dunque, i giorni che oggi viviamo? Possiamo rispondere nel modo più semplice, ma non per questo meno provocatorio per ciascuno di noi, interrogandoci con coraggio sul criterio che ispira nel vissuto quotidiano i nostri pensieri, i sentimenti, i gesti. È un criterio caratterizzato da dominio superbo, subdolo, violento, oppure è un criterio contraddistinto da attenzione, disponibilità  e servizio agli altri e al loro bene?». Un quesito diretto ai politici. E ha concluso: «Nella società , crediamo nella forza del denaro, del potere, del successo ad ogni costo. Alzare la voce, mostrare la forza sono diventati i nostri criteri per regnare ma solo Gesù ha il “potere”».


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