L’esercito apre il fuoco a piazza Tahrir due morti nel luogo simbolo del Cairo

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GERUSALEMME – È tornata la violenza a piazza Tahrir, il luogo simbolo della rivoluzione egiziana che ha messo fine al regime di Hosni Mubarak. E per motivi di sicurezza è stato chiuso il Museo egizio, che affaccia proprio sulla grande spianata. Gli incidenti sono avvenuti all’alba di ieri: sassaiole, ma soprattutto colpi di arma da fuoco sparati dalle forze dell’ordine che hanno causato almeno due morti e una settantina di feriti. Le forze di sicurezza hanno detto di avere sparato in aria per disperdere qualche centinaio di manifestanti che erano rimasti sulla piazza dopo l’inizio del coprifuoco, al termine della grande manifestazione di venerdì convocata per chiedere che Mubarak e il suo entourage siano processati quanto prima e le dimissioni del leader della Giunta Mohammed Hussein Tantawi, per vent’anni capo della Difesa di Mubarak. In mattinata un autobus per il trasporto di truppe stava ancora bruciando su piazza Tahrir dopo la battaglia. Il Consiglio supremo delle forze armate ha annunciato di avere ordinato l’arresto di un esponente di spicco del partito dell’ex raìs, accusato di avere istigato le violenze in piazza. Diversa la ricostruzione dei manifestanti, secondo i quali gli scontri sono avvenuti perché un gruppo consistente, un centinaio fra soldati e sottoufficiali si è unito ai manifestanti chiedendo l’epurazione dall’esercito degli ufficiali filo-Mubarak e provocando la reazione dell’Esercito fedele agli attuali vertici, ai quali si sono uniti poi gli agenti di polizia in piazza. «Scene strazianti a Piazza Tahrir», ha commentato su Twitter Mohammed El Baradei, ex direttore dell’Aiea e possibile candidato alle prossime presidenziali in Egitto. «Mantenere un rapporto di fiducia tra l’esercito e la popolazione è essenziale per l’unità  nazionale», scrive ancora il premio Nobel per la pace: «Il dialogo è l’unica via». In un altro “tweet”, El Baradei traccia quella che, a suo giudizio, è «la via per la stabilità : risposte rapide alle richieste legittime, condivisione del potere con i civili nella fase di transizione, una road-map chiara e il dialogo nazionale». Preoccupazione alta anche nei palazzi del potere. Il premier ad interim Essam Sharaf è stato convocato d’urgenza dal capo della Giunta Tantawi proprio per discutere la situazione nella capitale dopo gli incidenti dell’alba. Ieri sera un piccolo presidio di circa 200 manifestanti è tornato nuovamente a Piazza Tahrir, ma si è trattato di un numero piuttosto modesto rispetto alle oceaniche manifestazioni di gennaio per la cacciata di Mubarak. Diversi partiti dell’opposizione sono molto critici nei confronti della Giunta sui tempi delle prossime elezioni, in settembre quelle legislative e poi le presidenziali. Con questi tempi stretti, accusano, si favoriscono gli unici due partiti che hanno una struttura organizzativa alle spalle – la Fratellanza Musulmana e il Partito nazionale dell’ex presidente Mubarak – rispetto ai nuovi movimenti nati dalla rivoluzione di gennaio.


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