by Editore | 3 Aprile 2011 7:27
L’AQUILA – Hanno sfilato dalla Fontana luminosa a Piazza Duomo, il comitato “Aquila diritti e verità “, e il Popolo Viola. La manifestazione pacifista contro la guerra in Libia nei crateri d’Abruzzo è diventata l’occasione per chiedere che il 6 aprile sia riconosciuto giornata di lutto. Martedì 5 e mercoledì 6 aprile si svolgeranno, tra l’altro, le commemorazioni per le vittime del sisma. Manifestanti erano arrivati da Milano, Trieste, dall’Umbria. Bandiere viola, tricolori e lo striscione d’apertura: “Insieme progettiamo il futuro”. In piazza Palazzo, sede del Comune, gli aquilani hanno sottolineato come in città la ricostruzione sia ferma e hanno raccontato che fino a poco tempo prima in quel punto c’erano le macerie del terremoto, portate via dai cittadini. I manifestanti hanno chiesto alla politica di sostenere una legge d’iniziativa popolare «adattabile a qualsiasi situazione determinata da calamità naturale». Il testo indica come prioritari la quantificazione del danno e il controllo sulla legalità della ricostruzione, dettaglia gli strumenti a sostegno dell’economia, le agevolazioni fiscali, l’assegno di solidarietà ai familiari delle vittime del sisma. Tra gli obiettivi della manifestazione anche il “no” alla costruzione di centrali nucleari e del gasdotto Snam, rischiosi in un territorio altamente sismico. Enza Blundo, una delle promotrici: «A L’Aquila ci sono commissari dei quali non si capiscono i ruoli e le responsabilità ». A due anni dal sisma si è fatto il punto sulla “solidarietà internazionale” per il recupero delle opere d’arte distrutte o danneggiate, ma il consuntivo è desolante: ad oggi ci sono stati interventi solo di Francia, Germania, Russia e Kazakistan. Incerti anche i finanziamenti dello Stato. All’Aquila, di fatto, i restauri sono tutti da iniziare. La situazione è ferma ai puntellamenti, che invecchiano e, denuncia la Uil, sono a rischio stabilità . Sono 917 tra palazzi e chiese i luoghi culturali inagibili dell’area terremotata e 100 edifici devono ancora essere messi in sicurezza.
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