La giornata «normale» di Lampedusa

by Editore | 5 Aprile 2011 6:37

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LAMPEDUSA — C’è l’annuncio di una lacrima dietro la smorfia del viso. «A quei ragazzi mi ero ormai affezionata — spiega — anche se hanno rubato delle bottiglie di liquore erano comunque rispettosi. L’ultima sera ci siamo pure scambiati i numeri di telefono e mi hanno chiamata appena arrivati a destinazione» . Silvana Luca è titolare del bar Mediterraneo, nella piazza di Lampedusa che si chiama della Libertà . Il caso non poteva miscelare meglio gli ingredienti. Questa piazza e questo bar per oltre dieci giorni sono stati il punto di ritrovo dei tunisini in quello che sembrava un angolo di Gerba. Ora sono andati via con le navi, mentre i nuovi arrivati (con gli ultimi sbarcati anche ieri ce ne sono ancora più di 800) sono tutti nel centro di accoglienza e non più per le strade dell’isola. Forse è solo una parentesi, ma almeno per un giorno Lampedusa è stata restituita ai lampedusani come aveva promesso Berlusconi. «In ogni caso la vera novità  di queste settimane sono stati i tunisini— ribatte Silvana— è stato un grande bagno di integrazione. E dopo quel che ho visto ora sono io che voglio andarmene. Non mi piace più un’isola che si accontenta della promessa di un campo da golf e non pretende invece un ospedale» . Silvana gira su frequenze diverse rispetto al resto dei suoi compaesani che invece sembrano rinati e si danno un gran da fare a pulire strade, lavare porte e finestre, come dopo un’enorme tempesta di sabbia che ha cambiato i connotati dell’isola. Si rimuovono i cartelli con le scritte in arabo, a cominciare dal «vietato fumare» , mentre non vengono toccati quelli lasciati dai tunisini per ringraziare chi li ha accolti dando cibo, acqua, vestiti. Nonostante la solidarietà  negli isolani c’è comunque una gran voglia di tornare alla Lampedusa «in cui possiamo stare con le porte aperte» . E si riprende la vita di sempre. Al porto vecchio Mimmo Brignone è finalmente uscito in mare dopo aver recuperato dei remi nuovi: «Quelli che avevo me li hanno rubati i tunisini per farci le tende» . Usa più gesti che parole Giambattista Martello, giovane muratore che si prende cura degli appartamentini di chi qui viene solo per le vacanze. «Queste case sono di un notaio di Roma e di un imprenditore di Bologna. I tunisini hanno sfondato la porta per fare i loro comodi e poi hanno imbrattato i muri. Questo è il ringraziamento?» . La disputa sui tunisini buoni o cattivi è il tema dell’isola che fa le pulizie. «È gente malvagia» grida Pino Campo, 79 anni, ma viene subito ripreso dal venditore di spugne Giacomino Sanguedolci che dall’alto dei suoi 85 anni la vede diversamente: «Con diecimila tunisini qui poteva succedere il finimondo e invece…» . Indifferente alle polemiche Silvia Sona, 35 anni, ha preso a tinteggiare la panchina di quello che sarà  il suo nuovo bar che in questi giorni era diventato bivacco per i tunisini. Viene da Verona e nonostante tutto vuol trasferirsi definitivamente a Lampedusa. «Chi ama quest’isola deve accettare anche gli immigrati— sorride— qualunque cosa accada io aprirò il mio bar, ho deciso di cambiare vita perché voglio stare vicino al mare» . Quest’isola vive di mare e per questo si angoscia Gianni De Paola, fresco di maturità  scientifica, nel vederlo ridotto a una discarica di bottiglie di plastica. Da volontario assieme a un gruppo di coetanei ieri si è messo a ripulire la spiaggia. «Dobbiamo fare in fretta a ripulire il mare altrimenti nessuno verrà  più a Lampedusa» . Questa la parola d’ordine in un’isola in cui oltre il 70%dei residenti vive di turismo. «La Pasqua è ormai compromessa — spiega Giammaria Lombardo che rappresenta gli albergatori delle Pelagie — dobbiamo cercare di salvare almeno l’estate» . Per farlo si attendono anche gli spot promessi da Berlusconi e già  in lavorazione negli angoli più belli dell’isola. Ma l’assessore al Turismo, l’economista Pietro Busetta, vorrebbe il colpo a effetto. «Berlusconi venga a trascorrere qui le vacanze di Pasqua. Sarebbe il migliore degli spot» . Ogni anno sull’isola si contano 140 mila presenze ma saltata la Pasqua si dovrà  tentar di recuperare tutto in estate. «Se il turismo non riparte Lampedusa è morta» sentenzia Peppino Palmeri dell’agenzia «Le Pelagie» . Lui snocciola numeri e previsioni ma la signora Maria Concetta, che in agenzia ci lavora da 30 anni, alza le spalle. «Io— azzarda— sono invece convinta che sarà  un boom» . Come dire: l’effetto immigrati potrebbe finire per attirare più turisti. E forse il primo accenno sono quei due giovani appena arrivati dall’Irlanda, si dice, per studiare i flussi migratori dall’Africa.

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