by Editore | 17 Aprile 2011 7:00
VENTIMIGLIA – Il sogno di una vita ha il colore rosa, come case della Cote d’Azur. È un tesserino plastificato, con foto e generalità di Saddel, il primo tunisino uscito alle 9 di ieri dal commissariato di Ventimiglia con il documento che lo porterà in Francia. Sul treno delle 13,46 insieme a 14 connazionali. Siedono in seconda classe, a metà treno, hanno piccoli bagagli a mano: zaini, alcuni sacchetti di plastica. Un vagone più indietro c’è il sindaco di Ventimiglia, Gaetano Scullino: «Mi sono seduto in disparte perché ho voluto controllare che i francesi non facessero i furbi». «Andiamo a Nizza, dove ci attendono i nostri parenti”, precisa Sabri, 27 anni. Lui e gli altri hanno tra i 20 e i 25 anni. Sono stati istruiti: giurano di avere qualcuno che li aspetta dall’altra parte. Alle 13.51 il convoglio si ferma nella stazioncina di Garavan, la prima oltre il confine italo-francese. Sale il controllo della police, chiede documenti e biglietto: gli immigrati esibiscono il tesserino, in cui sta scritto “per motivi umanitari”, e una carta verde di accompagnamento, che i nordafricani chiamano “passport”. Nessuna obiezione da parte della polizia francese. Il secondo controllo è a Mentone. I francesi dimostrano di volere abbassare i toni, pare che rispettino il permesso di soggiorno temporaneo rilasciato dal governo italiano. Anche se il sindaco Scullino dice di aver visto a Nizza la polizia fermare tre giovani scesi dal treno e condurli in commissariato. Si apre un “varco” nella frontiera francese, da un mese trasformata in “tappo” per le migliaia di maghrebini sbarcati a Lampedusa e respinti a Ponte San Luigi e Ponte San Ludovico. Il ministro Roberto Maroni invita il governo francese a collaborare e non mostrare i muscoli, anche se nel tardo pomeriggio Parigi emana un comunicato in cui sottolinea che «nessun clandestino è entrato in Francia con il permesso di soggiorno temporaneo rilasciato dall’Italia». La prefettura delle Alpi Marittime assicura di applicare alla lettera la circolare emessa il 7 aprile scorso dal Ministro dell’Interno Place Beauvau, che stabilisce le condizioni di ingresso, accertandole caso per caso: il possesso del passaporto valido, risorse (soldi) sufficienti alla sussistenza. Non è chiaro se torni la linea di intransigenza del primo ministro Francois Fillon, oppure se il comunicato serva a frenare l’esodo. Soltanto ieri il commissariato di Ventimiglia ha accolto 400 domande (il termine scade domani) e rilasciato 120 permessi, e sul marciapiede di via Aprosio la fila rimangono centinaia di persone. Intanto, prosegue in ponte aereo per il rimpatrio dei clandestini e ieri un volo diretto a Tunisi è decollato da Lampedusa con 30 disperati. E a Manduria nasce un comitato di cittadini “Quieto vivere ad Oria” (la tendopoli che ospita un migliaio di persone) che lamenta violenze, inciviltà , furti e danni: ha scritto una lettera al presidente della Repubblica. Tensione anche a Pozzallo, nel Ragusano, tra gli immigrati e le forze dell’ordine. I disordini sono stati provocati dalle lungaggini burocratiche da seguire per ottenere l’asilo politico. Un carabiniere, un agente della Gdf, un poliziotto e tre nordafricani sono rimasti feriti. Proteste anche da parte del sindaco di Roma. Gianni Alemanno lamenta l’arrivo nella Capitale di un centinaio di tunisini: «Né io, tantomeno il presidente della Regione siamo stati informati di questo; peraltro, abbiamo già fatto presente qual è la situazione dell’area metropolitana di Roma, bel oltre i limiti in termini di accoglienza».
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