by Editore | 5 Aprile 2011 7:06
I contadini tagiki di Kush Rod proteggono se stessi organizzandosi in milizia. «Non abbiamo bisogno della polizia e dell’esercito di Karzai» proclama il capo villaggio Seid Ahmad. La valle è comunque blindata. Gli ammessi alla cerimonia limitati. Pattuglie italo-afghane ovunque, cecchini sui tetti, elicotteri d’attacco Mangusta sulla testa. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa arriva dal cielo. La scuola è un gioiellino. Spicca nel paesaggio con il suo blu cobalto e la sua torretta che servirà da biblioteca. Il comune di Herat manderà i maestri, bambini e bambine studieranno in turni separati, arriveranno anche 50 personal computer. «L’idea è nata dai racconti di Maria Grazia su questo Paese — spiega il fratello Mario, anima della Fondazione intitolata alla giornalista uccisa nel novembre 2001 —: l’intensità del cielo, la vivaci- tà dei più piccoli. Per noi familiari è un segno del perdono e della possibilità di un mondo diverso» . La visita lampo di La Russa coincide con il cambio del contingente italiano in Afghanistan dagli alpini della Julia ai parà della Folgore. «Inutile nascondersi dietro un dito, ci aspettano mesi difficili — sostiene il ministro —. Alla consueta offensiva di primavera dei talebani, quest’anno ci troveremo anche a fronteggiarli in zone dove prima di oggi non eravamo mai stati» . Il contingente italiano è al massimo della sua estensione: ormai ha 4250 uomini, basi avanzate e fortini si sono moltiplicati. Il ritorno della Folgore promette poi un’azione più «cinetica» . David Petraeus, lo stratega Usa che dirige la guerra, ha posto il 2014 come data di inizio ritiro, come richiesto dalla Casa Bianca. «Il lavoro della Julia è stato eccezionale» dice l’ideologo dell’anti guerriglia mentre appende due medaglie al petto del generale alpino Marcello Bellacicco. La comunità internazionale ha speso in media 10 miliardi l’anno in aiuti allo sviluppo, ma poco è arrivato davvero: per alcuni sarebbe addirittura meglio consegnare a mano 333 dollari a ciascun afghano. L’area «italiana» , da anni, fa eccezione. I pochi milioni del nostro governo sono quadruplicati da Washington, ma a investirli sono comunque i nostri soldati. Il caso della scuola Cutuli è un esempio. Con 150 mila euro, sono sorte in 9 mesi 8 classi e un orto sperimentale con 60 alberi da frutta. «Grazie» dicono le autorità all’inaugurazione. «E ricordatevi dei nostri problemi di irrigazione» aggiunge Seid Ahmad, capo villaggio.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/04/inaugurata-la-scuola-maria-grazia-cutuli-per-i-bambini-di-herat/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.