by Editore | 18 Aprile 2011 6:32
BERLINO – La tempesta dell’ultradestra antieuropea investe la prospera Finlandia e minaccia un Blitzkrieg euroscettico nell’Unione europea contro i soccorsi in nome del salvataggio dell’euro ai paesi iperindebitati dell’Europa meridionale. Alle elezioni parlamentari svoltesi ieri trionfano i “Veri finlandesi” del leader della destra radicale Timo Soini. Secondo gli ultimi risultati provvisori sono il terzo partito, tallonando i conservatori e la socialdemocrazia. E chiedono di essere invitati a formare il nuovo governo. Grande sconfitta è la giovane premier uscente Mari Kiviniemi, la “piccola Merkel finlandese”, leader del partito del Centro. Dalla scelta di Helsinki esce un’Unione europea diversa, meno solidale, in cui nulla sarà come prima: «Il pacchetto di salvataggio del Portogallo morirà », ha detto ieri sera Soini festeggiando il trionfo. Vediamo i risultati. I “Veri finlandesi” (Perus suomalaiset) di Timo Soini volano dal 4 per cento delle legislative precedenti al 19 per cento, e sarebbero quindi il terzo partito nazionale quasi quintuplicando in una marcia trionfale i loro consensi. I Conservatori nazionali del corpulento Jyrkki Katainen, finora ministro delle Finanze nella coalizione guidata da Mari Kiviniemi, sono primi per un soffio al 20,4. Seconda forza politica è l’opposizione socialdemocratica con il 19,1 per cento. I centristi della giovane premier uscente crollano al 15,8. Allo Eduskunta, il Parlamento nazionale, i conservatori avrebbero 43 seggi, i socialdemocratici 42, la destra 39 e il centro solo 35. «È davvero un buon inizio», ha commentato Timo Soini, il leader dei “Veri finlandesi”, nelle sue prime dichiarazioni a caldo. Il suo trionfo è esaltato dal decisivo aumento della partecipazione alle elezioni rispetto alle ultime legislative, tenutesi nel 2007. Ha stravinto con una campagna con toni durissimi contro gli immigrati e contro la solidarietà europea in nome della moneta comune. Finora la Finlandia, uno dei più prosperi e postmoderni membri della Ue e dell’eurozona, era guidata da una coalizione capeggiata da Mari Kiviniemi, e composta dai conservatori di Katainen probabile nuovo premier, dai Verdi e dai liberali del Partito popolare svedese (espressione della forte e ricca minoranza svedese appunto). Soini chiede di rivedere tutto, e adesso diventa l’uomo-chiave. Dice no agli immigrati e a ogni sacrificio del ricco nord al «sud europeo sfaccendato e iperindebitato». Dopo il recente successo della destra radicale in Svezia il trionfo di Soini è un nuovo, ancora più allarmante segnale dal nord-Europa. Sullo sfondo, c’è un trauma della globalizzazione: Nokia, il colosso globale dei telefonini, simbolo del paese, delocalizza in massa, e ciò crea seri problemi sociali sul cui mare di malcontento l’ultradestra ha pescato con successo.
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