Immigrati, scontro Italia-Francia Parigi: non subiremo l’ondata il Viminale: allora esca da Schengen

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ROMA – È scontro sull’accoglienza agli immigrati arrivati dalla Tunisia. La risposta alla decisione del governo italiano di concedere il permesso di soggiorno temporaneo, con il decreto firmato dal premier, non si fa attendere. Parigi promette di respingere i tunisini alle sue frontiere e diffonde “istruzioni” ai prefetti con stringenti condizioni per l’entrata, elencate in una circolare diramata due giorni fa e firmata dal titolare dell’Interno, Claude Guéant, che ribadisce: Parigi non vuole «subire un’ondata di immigrazione» dall’Italia, a cui rispedirà  i candidati al soggiorno che non soddisfino le condizioni richieste. Da parte sua, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, replica in serata: gli immigrati cui sarà  concesso il permesso potranno circolare e l’unico modo che la Francia ha per evitarlo è «di uscire da Schengen o sospendere il trattato». Parole che arrivano dopo una nuova giornata di tensione, alla vigilia dell’incontro col suo omologo d’oltralpe. «Mostrare i muscoli è sbagliato, mettere le truppe sulle frontiere è la cosa più sbagliata», stigmatizza il responsabile dell’Interno. Un atteggiamento «discutibile», gli aveva fatto eco il ministro degli Esteri, Franco Frattini e il presidente del Senato, Renato Schifani, lo aveva bollato come «sbagliato». Oggi Maroni e Guéant potrebbero avere l’occasione per chiarirsi, prima del vertice bilaterale tra i due paesi del 26 aprile. Se il decreto firmato ieri dà  il permesso temporaneo per sei mesi agli oltre 23mila migranti arrivati da gennaio, traducendosi in una nuova sanatoria, per Parigi per entrare e trattenersi sul territorio francese bisogna essere muniti di un titolo di viaggio valido, di un documento di soggiorno, dimostrare di avere risorse sufficienti, non essere una minaccia per l’ordine pubblico e non essere entrati in Francia da oltre tre mesi. Gli immigrati dovranno avere anche «un passaporto nazionale valido» e «essere in grado di giustificare lo scopo e le condizioni del loro soggiorno in Francia». Mentre la linea di Parigi resta quella della chiusura, il Vaticano chiede attenzione per il dramma di chi fugge. Il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata, avverte che «la prospettiva dell’ospitalità  rischia di dividere l’Italia» e stigmatizza «la resistenza di alcune parti della opinione pubblica a condividere il carico dell’ondata di immigrati». Interviene anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che sottolinea che è di «essenziale importanza» l’attuazione dell’accordo raggiunto con la Tunisia e «ancor più, la definizione di orientamenti comuni in sede europea». Napolitano loda il governo e ammonisce: ora servono «comportamenti coerenti e solidali sia sul piano nazionale sia al livello regionale e al livello locale». Se la Francia promette barricate, la Commissione europea fa sapere che dare il documento non implica che queste persone abbiano un permesso automatico di muoversi liberamente nell’area Schengen. L’Italia chiederà  alla Commissione l’attivazione della direttiva che prevede la protezione temporanea dei rifugiati, la 55 del 2001, e ne assicura la libera circolazione. Protezione che dovrebbe coprire solo i rifugiati e non i migranti economici. Tema che sarà  discusso da Maroni del Consiglio Affari Interni Ue, lunedì a Lussemburgo.


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