Immigrati, l’Europa boccia l’Italia Maroni: così non ha più senso restare

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LUSSEMBURGO – «Mi chiedo se abbia ancora senso continuare a fare parte dell’Ue. Se la risposta dell’Europa è questa, meglio soli che male accompagnati». All’uscita da una riunione dei ministri degli Interni europei in cui l’Italia è stata completamente isolata sulla questione degli immigrati, il ministro Maroni sbandiera delusione e rabbia, fino alla clamorosa frase che evoca l’abbandono dell’Ue, nonostante i moniti del presidente della Repubblica. «È stato un incontro deludente. Quando l’Italia chiede aiuto per i rimpatri, per i pattugliamenti, per bloccare i flussi, per fare investimenti in Tunisia, la risposta è: “Cara Italia devi pensarci tu perché la Tunisia è la tua vicina”». Ma l’ira di Maroni a beneficio dei cronisti viene prontamente ridimensionata dal presidente ungherese della riunione, Sandor Pinter, e dalla commissaria europea Cecilia Malmostrom. «Il ministro italiano non ha protestato. Ha approvato le conclusioni con riserve. Ma le ha approvate», ha detto Pinter. Le decisioni in materia di immigrazione richiedono l’unanimità  dei voti. Evidentemente Maroni non ha ritenuto di mettere il veto. Lo strappo comunque c’è. E in serata Berlusconi è costretto a stemperare i toni: «Non dobbiamo parlar male dell’Europa, noi siamo in Europa anche se la Ue deve aiutarci». Anche la commissaria Malmstrom ha smentito le affermazioni del ministro degli Interni: «L’Italia è un patrimonio per l’Europa, nessuno vuole che abbandoni l’Unione europea e mi spiace se il ministro Maroni è deluso. Tuttavia dal primo giorno la Commissione ha sostenuto l’Italia, abbiamo attivato Frontex, abbiamo dato l’assistenza legale ed economica e partecipato alle operazioni di rimpatrio». Pier Luigi Bersani ironizza: «Sento che la destra vuole portarci fuori dall’Ue. Dove? Nell’Unione africana?». La storia di questa ennesima sconfitta del governo Berlusconi in Europa comincia ieri mattina, quando Maroni chiede sostanzialmente due cose: che si attivi la direttiva europea sulla protezione provvisoria, e che gli stati membri diano prova di solidarietà  ospitando almeno una parte dei ventimila emigrati irregolari tunisini arrivati a Lampedusa. L’Europa risponde con due secchi no. La direttiva comunitaria, che si applicherebbe a poco più di un migliaio di profughi che hanno chiesto asilo al nostro Pese, «è prematura, visto che per l’Italia non si configura ancora una situazione di emergenza», spiega la commissaria Malmstrom. Il rifiuto viene deciso «a larghissima maggioranza». Invece una serie di Paesi europei, dalla Germania, all’Ungheria, dal Belgio, alla Svezia, al Portogallo, accettano di accogliere alcune centinaia degli oltre mille rifugiati che hanno chiesto asilo a Malta «visto che lì, date le dimensioni del Paese, si configura una situazione di emergenza», dice ancora la Malmstrom. Quanto alla richiesta di ospitare i tunisini arrivati irregolarmente, il no è ancora più secco. «Ci aspettiamo che l’Italia rimandi in Tunisia gli immigrati irregolari», dichiara il ministro tedesco Hans-Peter Friedrich. Tutti gli altri, nessuno escluso, gli danno ragione. Le decisione del governo italiano di concedere permessi temporanei agli irregolari perché possano andare in altri Paesi Ue, suscita invece un coro di proteste. «L’Italia sta violando lo spirito di Schengen», dice ancora il ministro tedesco. La Francia e l’Austria chiedono addirittura che si rivedano le regole di Schengen, per poter sospendere il Trattato anche senza ragioni di imminente pericolo per l’ordine pubblico. Le norme del decreto italiano, dice la Ue, sono compatibili con quelle europee, ma non garantiscono automaticamente il diritto a lasciare l’Italia. Per farlo, l’immigrato irregolare deve avere anche un passaporto valido e denaro sufficiente a mantenersi. Il ministro francese Claude Guéant è drastico: «Secondo noi queste misure sono contrarie allo spirito di Schengen. Il messaggio dell’Europa è che non si accettano nuovi immigrati irregolari. Ho dato ordine di rafforzare i controlli in una fascia di venti chilometri dalla frontiera». In serata lo stesso presidente della Commissione José Manuel Barroso nel corso di una telefonata con Berlusconi ribadisce il proprio sostegno all’accordo sottoscritto tra Italia e Tunisia, ma nulla di più.


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