Il Portogallo si arrende: “Sì agli aiuti Ue”

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ROMA – Il Portogallo si arrende. «E’ necessario l’aiuto esterno», annuncia in una intervista il ministro delle Finanze Fernando Teixera dos Santos che anticipa il premier Socrates. In serata è il suo connazionale e presidente della commissione Ue Manuel Barroso a dare l’annuncio ufficiale: «Il Portogallo ha chiesto l’aiuto finanziario della Ue» che è «pronta» a sostenere il paese. Il commissario Rehn parla di «scelta responsabile». E’ il risultato di una difficile giornata vissuta dalle autorità  di Lisbona che sì, riescono a collocare sul mercato 1 miliardo di titoli pubblici, ma devono svenarsi con tassi alle stelle. In più, l’agenzia di rating Moody’s, dopo aver declassato il debito, dà  una sforbiciata anche all’affidabilità  di 7 banche. Il caso Lisbona s’ingarbuglia a poche ore dall’aumento del costo del denaro atteso per oggi da parte della Bce (un quarto di punto, sembra) e alla vigilia di un vertice Ecofin che pone il rischio sovrano e la vulnerabilità  delle banche al «cuore degli attuali problemi». Con orgoglio le autorità  portoghesi hanno continuato a smentire le indiscrezioni secondo cui il governo stava negoziando un prestito-ponte con Bruxelles per avere un po’ d’ossigeno fino alle elezioni del 5 giugno. Con realismo, una nota ufficiale, diffusa dopo l’esito dell’asta dei bond, definiva «irreparabile» il danno causato dal no parlamentare al piano di austerity. I rendimenti dell’asta in effetti sono al record: 5,117 % per i titoli a sei mesi (dal 2,9); 5,9% per gli annuali (da 4,3). Dopo il collocamento, il rendimento dei decennali sale al massimo storico del 9,051%. Di qui a giugno il paese deve affrontare scadenze del debito per oltre 9 miliardi. Come sempre nei momenti di tensione l’oro, il bene rifugio per eccellenza, vola al record di 1.460 dollari l’oncia; l’argento è al top (39,57 dollari). L’incertezza spinge anche l’euro oltre la vetta di 1,43 dollari. Per tutto il giorno, fuori dai confini, si è parlato con insistenza di un salvataggio. La stessa Moody’s, nel declassare le banche sosteneva che la loro situazione finanziaria si era indebolita e che la crisi del debito avrebbe impedito al governo di aiutarle. Proprio gli istituti avrebbero intensificando il pressing sul governo perché bussasse ai quattrini di Ue e Fmi. La Ue comunque è pronta a mettere mano al portafoglio, ma vuole che anche le opposizioni, favorite alle prossime elezioni, appoggino l’Sos. Trovare una soluzione alla crisi portoghese è l’obiettivo numero uno dei ministri e dei governatori Ue che si riuniranno nel week-end presso il castello di Godollo, vicino a Budapest dove ci sarà  anche dos Santos (per l’Italia, Tremonti e Draghi). Temono il contagio. Guardano con apprensione anche ai problemi di Irlanda, Spagna e Grecia dove è in corso una missione dei creditori (Ue, Bce, Fmi): si parla di una ristrutturazione del debito di Atene. Su Lisbona, Jean Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, è cauto: prima di chiedere aiuti deve «fare ordine in casa propria».


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