Il Perù sceglie il nuovo presidente l’ex colonnello sfida una Fujimori

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LIMA – Lo chiamano Comandante per ricordargli il suo passato di militare. Accennano a Chavez, a Castro, alla Bolivia di Morales e all’Ecuador di Correa. Lo fanno in modo provocatorio, davanti ai milioni di telespettatori che si aspettano almeno una reazione. Ma lui, niente, resta impassibile. Risponde leggendo un foglio che altri gli hanno scritto, non dice mai quello che pensa. Perché teme di dichiarare ciò che gli elettori non vogliono ascoltare: cambiare la Costituzione per aprire l’economia allo Stato e nazionalizzare l’industria privata. Eppure rischia di vincere. Almeno al primo turno. Il Perù che incassa uno strabiliante 10 per cento di crescita economica ai tempi della crisi planetaria potrebbe affidare il suo futuro ad un ex colonnello dell’esercito. Ollanta Humala, 48 anni, è la vera sorpresa delle elezioni presidenziali. Confinato al terzo posto nei sondaggi , il leader di “Gana Perù” è passato in testa alla vigilia delle consultazioni che si tengono oggi e ora distacca i suoi quattro concorrenti con il 27,2 per cento dei voti. La cosa allarma la classe alta e media peruviana da cinque anni bagnata da una ricchezza che ha quasi stordito questo paese alle prese con un dinamismo economico inaspettato. Ma fa anche appassionare la classe popolare emergente che con quell’ex ufficiale, dalla pelle meticcia, punta al suo riscatto sociale. Se a molti ricorda con timore i guasti del regime di Juan Velasco Alvarado, capo dell’unica giunta militare marxista-leninista degli Anni 70 nell’America latina dominata dai golpisti di destra, in altri suscita la curiosità  per l’uomo nuovo. Ollanta Humala è il simbolo di una sinistra che anche qui ha subìto la sua diaspora alla ricerca di una nuova identità . Non è Hugo Chavez, non è Lula da Silva. «È un nazionalista», ricorda Guillermo Acuna, titolare di uno degli studi legali internazionali più quotati a Lima, «ma il suo programma è vecchio. Con lui significa tornare al passato e questo la gente non lo vuole». La destra peruviana è divisa in quattro raggruppamenti ma pronta a compattarsi sul candidato che passerà  al ballottaggio. Con l’ex colonnello puntano alla presidenza personaggi che devono farsi perdonare qualcosa. Keiko Fujimori, 35 anni, “Fuerza 2011”, ha buone possibilità  (20,5 %) di passare al primo turno e di vedersela con il favorito nei sondaggi. Ma è penalizzata da un cognome imbarazzante. E’ figlia dell’anonimo ingegnere di origini giapponesi che riuscì nel 1990 a sconfiggere un avversario come Mario Vargas Llosa, per poi crollare sotto il peso della corruzione, dello scontro tra lobby, delle trame dei Servizi segreti. «Se i sondaggi fotografano la realtà », ci dice il Premio Nobel per la Letteratura che incrociamo all’Università  di Lima, «non resta che essere scaramantici. Meglio toccare ferro: sia Humala sia Keiko sarebbero un disastro per il Perù. Voterò Toledo». Oggi Alberto Fujimori sconta una condanna a 25 anni per corruzione, concorso in strage e violazione dei diritti umani. La figlia Keiko difende il padre. La sua elezione a presidente ha il valore di un riscatto. E’ giovane e questo è un vantaggio in un paese formato da giovani. Seguono a ruota (18,5%) Alejandro Toledo, 65 anni, leader di “Perù Possible”, ex presidente, fautore di quel liberismo che consentì al Perù del nuovo secolo di uscire dalle secche di Fujimori e Pedro Pablo Kuczynski, 72 anni, 18,1% dei voti. Battere Humala Ollanta sarà  la priorità : per molti potrebbe distruggere in un solo colpo il sogno di un benessere diventato realtà .


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