Il Pd prova a ricomporre la frattura tra CGIL, CISL e UIL, ma la strada è ancora lunga

by Editore | 5 Aprile 2011 6:01

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Così al termine dell’incontro, promosso oggi dai democratici tra i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, la road map per nuovi confronti è già  tracciata. Le distanze, per il momento, restano però in piedi, ma tutti alla fine sembrano comunque apprezzare l’idea di aprire un tavolo per provare a ricucire gli strappi consumatisi nei mesi scorsi. Bonanni (Cisl): non c’è un solo sindacato ma realtà  diverse Certo il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, ci tiene a mettere i puntini sulle “i”. «Ci sono realtà  diverse – dice – non c’è un solo sindacato, ce ne sono altri radicati con milioni di iscritti, chi ha orecchie per intendere intenda». Insomma, le tensioni sorte attorno alla riforma del modello contrattuale, e acuite poi dalla vicenda Fiat, non sono ancora alle spalle. Anche se Bonanni riconosce che «è stata una discussione buona e interessante e pare si voglia continuare ad approfondire gli argomenti». Angeletti (Uil): ancora diversità  con Cgil sui contratti Le differenze, però, sono tutte ancora lì. Lo dice con chiarezza anche Luigi Angeletti, segretario della Uil. «Abbiamo ancora diversità  non occasionali per quanto riguarda il modello contrattuale». Ma, aggiunge, «discutere è sempre utile e sulla rappresentanza è difficile spiegare quali siano le differenze con la Cgil. Per il nostro sindacato il 90% del problema è fare i contratti». Anche quando ciò si è tradotto in pesanti fratture con la Cgil che si è molto spesso smarcata dalle altre confederazioni. Bersani: continueremo discussione Ma è una frattura che i democratici vogliono provare a ricomporre. «L’incontro è andato bene – commenta soddisfatto Bersani al termine della riunione – andremo avanti con la discussione. Il Partito Democratico è un partito di governo momentaneamente all’opposizione ed è interessato a discutere con le parti per far sì che il lavoro abbia più ruolo perché serve alla ripresa, alla crescita e alla redistribuzione e per far questo abbiamo bisogno di interlocutori forti». Perché un sindacato diviso non serve a nessuno, men che mai ai democratici. Che hanno spesso riprodotto al loro interno le stesse fratture che agitano il mondo sindacale.

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