Il miraggio del Ponte sullo Stretto dagli antichi romani ai giorni nostri

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Se la legge per farlo ha quarant’anni proprio in questo 2011, l’idea di non vedere più staccata quell’isola dal resto dell’Italia era già  venuta una ventina di secoli fa a qualcuno che voleva portare a Roma qualcosa di molto esotico. Elefanti. Quelli presi dalle legioni romane ad Asdrubale nella Prima guerra punica. Erano da una settimana a Palermo, pronti per attraversare il mare fra Messina e la Calabria. Ma come? Narra lo storico Strabone: «Il console Lucio Cecilio Metello, radunate un gran numero di botti vuote le ha fatte disporre in linea sulle onde, legate a due a due in maniera che non potessero toccarsi o urtarsi.. poi fissarono parapetti di legno ai lati affinché gli elefanti non avessero a cascare in mare…». Era il 250 a. C. e già  sognavano il Ponte sullo Stretto. È passato tanto tempo, però ci sono ancora i ferry boat. Tutto quello che c’è da sapere sulla «meravigliosa opera» e sugli uomini che l’hanno sempre desiderata o quegli altri che ancora oggi fortissimamente la vogliono, è scritto in un libro (Il mitico Ponte sullo Stretto di Messina, Editore Franco Angeli, pagg 270, euro 28) di Aurelio Angelini, un sociologo dell’Ambiente e del Territorio che ricostruisce progetto dopo progetto l’avventura – come sapete mai realizzata – di «un attraversamento stabile fra la Sicilia e il Continente». Dentro ci sono studi di geologi, di ingegneri, di economisti e industriali, poi una dettagliatissima cronologia e – in appendice – un lungo elenco dei più famosi sostenitori del Ponte nella storia e un’altra lista dei suoi più famosi oppositori. Dalle guerre puniche all’Unità  d’Italia, dal Ventennio fascista all’epoca di Berlusconi. Infuocati interventi alla Camera dei deputati, dichiarazioni alla stampa, interviste scoop, in fila tutti i personaggi italiani che hanno «combattuto» per far sì che la Sicilia non fosse destinata a restare un’isola per l’eternità . 1876, Giuseppe Zanardelli, ministro dei Lavori pubblici: «Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente». 1942, il Duce Benito Mussolini: «È tempo che finisca questa storia dell’isola: dopo la guerra, farò costruire un ponte». 1984, Claudio Signorile, ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno: «Il Ponte si farà  entro il 1994». 1985, Bettino Craxi, Presidente del Consiglio: «Nel 1989 prenderanno avvio i lavori. Nel 1995, il Ponte sarà  pronto e sarà  un’opera da primato mondiale». 2001, Nino Calarco, presidente della Società  Stretto di Messina: «Se la mafia è in grado di costruire il Ponte sullo Stretto, benvenuta mafia». 2005, Silvio Berlusconi: «Così si potrà  andare in Italia dalla Sicilia anche di notte, e se uno ha un grande amore dall’altra parte dello Stretto potrà  andarci anche alle 4 del mattino senza aspettare i traghetti». Dopo le botti del console Lucio Cecilio Metello e dopo i progetti per un tunnel sotto il mare (il primo è del 1870), ecco che nel 1971 – con le legge numero 1158 – nasce ufficialmente a Roma la «Società  Pubblica Stretto di Messina». Da quel momento è una frenesia di studi e di spese, 126 chili di schizzi e disegni custoditi in un baule, 150 milioni di euro divorati per costosissime investigazioni anche «sugli uccelli migratori notturni» o «sulla percezione del Ponte presso le popolazioni residenti», polemiche politiche e tecniche, la paura dei terremoti, le velenose dispute fra geologi. Il libro di Aurelio Angelini pagina dopo pagina offre tutti i materiali – valutazioni di impatto ambientale, relazioni di esperti sulla fattibilità  economica, bandi di gara, atti di convegni ambientalisti – per discutere ancora e sempre del Ponte. E fra immagini vere o virtuali dello Stretto, planimetrie, fotomontaggi, manifesti elettorali e cartoline illustrate, in mezzo al libro anche una copertina della Walt Disney con una dozzina di vignette datate 1982. Strisce ripubblicate pochi anni dopo in un albo speciale dedicato all’opera. Titolo: «Zio Paperone e il Ponte di Messina».


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