Il Cavaliere pronto alla prova di forza “Se ce la boccia, la riapproveremo”
ROMA – «Questa volta, se cerca di ostacolarci, noi andremo avanti lo stesso. Lui ce la boccia? E noi la riapproviamo». Lo andava dicendo da giorni Berlusconi, quasi avesse avvertito, col fiuto politico che ha o per qualche soffiata sul malumore di Napolitano, un’aria di tempesta in arrivo dal Quirinale. Parlava della prescrizione breve per gli incensurati, ovviamente. E già tesseva la sua tela, motivando fortemente i suoi per ottenere l’affermazione alla Camera che poi ha avuto, e attrezzandosi a reggere un eventuale altolà del capo dello Stato. In chiave preventiva, nasceva proprio da questo timore la decisione di far parlare in aula il Guardasigilli. Cui aveva detto: «Angelino, tu devi intervenire. Devi spazzare via le bugie che stanno girando, devi rassicurare i nostri elettori che sono un po’ disorientati. Devi tranquillizzare gli uomini di Napolitano e lui stesso. Devi dire che tutte queste storie di Viareggio e dell’Aquila sono solo menzogne inventate dai giornali». Ieri, letto Napolitano, il «ve l’avevo detto» di Berlusconi è stato ovvio. E altrettanto scontata, nel giornaliero vertice a via del Plebiscito, la reazione da far trapelare subito all’esterno. «Dobbiamo convincere il Quirinale che non c’è nessuna trappola nella prescrizione breve, che i dati diffusi dai magistrati sono del tutto falsi, che nessuna strage resterà impunita». Poi la missione affidata ancora ad Alfano. Che dovrà salire al Colle per parlare col presidente. Per spiegargli la vera ratio della norma. E tranquillizzarlo sugli effetti. Poi, quando la traduzione giornalistica sembra far intendere che Berlusconi quasi voglia «trattare» col presidente, tant’è che Napolitano mette i puntini sulle “i” («Niente interventi preventivi»), ecco che tocca al sottosegretario Paolo Bonaiuti mettere in chiaro che il premier «non vuole affatto convincere Napolitano, ma solo chiarire quali saranno gli effetti della legge». Ma il vero umore è contrassegnato dalla preoccupazione. Nonostante siano dissimulate dietro una cortina di sbandierata sicumera di vincere, sono fortissime le paure e le fibrillazioni per quella che potrebbe profilarsi come l’ennesima prova di forza sulla giustizia persa con il Quirinale. Blocca-processi, intercettazioni, processo breve, responsabilità civile dei giudici, prima versione della riforma della giustizia. A ogni tappa, Berlusconi ha dovuto piegare la testa alle indicazioni del Colle. Che adesso, però, rifiuta qualsiasi forma di cogestione su queste leggi, in particolare su quelle dal sapore marcatamente ad personam. Niente suggerimenti, né consigli in itinere. Su questo Napolitano è fermissimo. Nessuna deroga. Si pronuncerà sulla prescrizione solo quando il Parlamento l’avrà licenziata definitivamente. Certo, il Colle non potrà rifiutare un appuntamento ad Alfano ma, com’è già accaduto proprio con la riforma costituzionale, si tratterà di un incontro all’insegna della più pura cortesia. Ma niente trattative. Ed è proprio questo che ieri ha fatto fibrillare Berlusconi e il suo staff. L’ipotesi dello stop, o quanto meno di un ridimensionamento della prescrizione breve a legge ormai approvata e quando, sarà ormai giugno, ci sarà poco tempo per riaprire i giochi e rifare la spola tra Camera e Senato. Mentre il processo Mills va avanti. Inesorabilmente verso la sentenza e una possibile condanna per corruzione. Alfano fa mostra di ottimismo. Altrettanto garantisce il relatore Maurizio Paniz a chiunque gli parli, «state tranquilli, è tutto a posto, Napolitano non può fermare alcunché perché non c’è alcuna manifesta incostituzionalità da poter addurre». Eppure c’è chi, all’orecchio di Berlusconi, continua a istillare l’allarme di uno stop sulla prescrizione breve che risulterebbe devastante e suggerisce di puntare comunque su una strategia alternativa. Portare avanti in fretta l’iter del processo “lungo” al Senato, che sortirebbe il duplice effetto di allungare i tempi del dibattimento e di non poter utilizzare la sentenza (quattro anni e sei mesi) del coimputato David Mills. Ma è qui, davanti a distinguo e difficoltà che Berlusconi si smarca ed infastidito ragiona: «Io voglio andare avanti su tutto. Sulla giustizia non faccio sconti. E alla prescrizione non rinuncio».
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