Il Cavaliere gioca l’ultima carta “Nel 2013 tocca ad Alfano”

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ROMA – A tarda notte, quando ormai i 25 corrispondenti stranieri sono già  mezzo intronati dal diluvio di parole, inaspettato arriva l’annuncio: «Il mio progetto è terminare la legislatura e poi, nonostante abbia la più bella barca dei Caraibi, continuare a fare politica. Ma non con un ruolo operativo nel governo: se i sondaggi diranno che posso servire, potrei limitarmi a guidare la lista del mio partito e poi fare il padre nobile». Le forchette cadono nei piatti, i bicchieri restano a mezz’aria. Qualcuno chiede: «Presidente Berlusconi, ma chi andrà  al suo posto a palazzo Chigi in caso di vittoria?». Il Cavaliere s’allarga in un sorriso complice, visto che il ministro Angelino Alfano ha partecipato a un’analoga cena informale con la stampa estera solo pochi giorni fa: «Può benissimo sostituirmi un giovane brillante, uno che voi tutti conoscete bene». Ecco, dopo tante chiacchiere, il delfino è ufficializzato, la successione scandita, le caselle riempite. Anche quella del Quirinale. «Personalmente non ho nessun, nessun, nessun interesse a fare il presidente della Repubblica». Per quel posto c’è Gianni Letta, «un uomo stimato da tutti». Sarà  vero? Il dubbio è lecito, visto che lo stesso Berlusconi aggiunge una serie di “caveat” alla sua uscita di scena. «Lo so anch’io che i cimiteri sono pieni di gente indispensabile, ma per il centrodestra è positivo avere un leader con un carisma come il mio, che possa opporsi alla sinistra». Il premier ricorda quindi di avere «nei sondaggi ancora un 50 per cento di fiducia personale. C’è una metà  degli italiani che mi detesta e un’altra metà  che mi apprezza. E, se mollassi la politica, quella metà  che mi ama penserebbe che ho disertato. Per questo sono incatenato alla mia responsabilità . Quella contro i magistrati è una guerra e io non posso disertare». Berlusconi risponde quindi anche all’eventualità  che uno dei suoi figli intraprenda la sua stessa strada. Un’ipotesi finora sempre smentita, ma che il premier non esclude del tutto: «Io spero che non entrino in politica ma, se si trovassero nella mia stessa situazione del ’93, allora sarebbe diverso». Si parla anche dei pretendenti al trono. Tremonti anzitutto, su cui il Cavaliere spende solo buone parole: «Non dubito della sua lealtà ». Per Luca Cordero di Montezemolo invece c’è solo fiele: «Mi fa terrore l’idea di vederlo nel mio partito o nel mio governo». Anche Emma Marcegaglia riceve una bella pettinata dal leader del Pdl. «La cara Emma si lamenta quando invece dovrebbe festeggiare. Quando facevo il suo mestiere e cadevano i governi io stappavo lo champagne: finalmente mi lasciano 4 mesi in pace! Dire che gli imprenditori si sentono abbandonati e un’affermazione incauta. Il Pil lo fanno le imprese non i governi». Berlusconi parla a ruota libera di tutto e di tutti. La riforma del bicameralismo, lo sfoltimento dei parlamentari: «I deputati hanno la sensazione di stare lì a perdere tempo. In effetti a lavorare sono in 50-60 al massimo, gli altri fanno solo gossip. Per fortuna ci sono io che ho piazzato qualche bella ragazza alla Camera e lo spettacolo è cambiato un po’». Il premier affronta anche la candidatura del governatore Mario Draghi alla Bce. Giura che il governo lo sostiene «a spada tratta», assicura di averne parlato con tutti i leader europei «e da tutti, tranne uno, ho avuto una risposta positiva. Ma ci sto ancora lavorando». Grandi elogi per Vladimir Putin, «una persona stupenda, sensibile, generosa, un vero democratico che sta faticosamente traghettando il suo paese da una dittatura alla democrazia». E Sarkozy, «il mio amico Sarkozy», che il premier rivela di aver conosciuto «quando faceva l’avvocato del gruppo Bohigues, di cui io ero azionista». Si discute dei magistrati, del caso Ruby. Inevitabilmente del suo rapporto con Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl in Lombardia e sotto processo insieme a Mora e Fede per i bunga-party. «La Minetti non è mai stata la mia igienista mentale (lapsus, Ndr). Mi ha convinto a candidarla Don Verzè, che voleva avere una persona di fiducia nella regione con la quale il suo ospedale ha dei contratti». La mezzanotte è passata. «Presidente come sta?», gli chiedono i giornalisti. «Meglio di voi!»


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