by Editore | 18 Aprile 2011 6:22
HELSINKI — «È un cambiamento storico» , ha detto con gli occhi lucidi a una platea in visibilio mentre i maxischermi proiettavano i primi risultati delle elezioni politiche. Timo Soini ha portato sul podio il partito populista e xenofobo dei Veri Finlandesi, dietro la Coalizione nazionale del primo ministro in pectore Jyrki Katainen (che supera il 20%e si aggiudica 44 seggi), testa a testa con i Socialdemocratici della lanciatissima Jutta Urpilainen. Precipita al quarto posto il Partito di centro della premier uscente Mari Kiviniemi, che passa all’opposizione. Un voto che premia la retorica anti-europea dei Veri Finlandesi, contrari ai salvataggi finanziari, e lo spirito euro-critico dei Socialdemocratici, favorevoli a una revisione dei meccanismi di finanziamento degli aiuti. Almeno una delle due formazioni (entrambe in tarda serata intorno al 19%, populisti con 39 seggi, socialdemocratici con 42) dovrà entrare nell’esecutivo. Soini ha sempre detto di puntare a ministeri pesanti. Giochi aperti per la formazione della nuova maggioranza, le trattative potrebbero protrarsi fino a maggio. «Mi aspetto come minimo di essere invitato a partecipare» , ha detto con il consueto piglio provocatorio Soini, il fustigatore dell’establishment che minaccia di ostacolare la ratifica parlamentare del contributo finlandese agli aiuti per il Portogallo, terzo Paese ad aver alzato bandiera bianca dopo Grecia e Irlanda. L’attivazione dei salvataggi richiede l’unanimità dei 17 Stati dell’eurozona. «Il meccanismo di stabilità va rinegoziato, il pacchetto per il Portogallo non sopravvivrà » è stato il messaggio rivolto alla base, temperato dal tono conciliante di chi già pensa alle responsabilità di governo: «La politica è compromesso» . Di compromesso necessario ha parlato anche Jirki Katainen, l’ex enfant prodige che nel 2004, a 33 anni, assunse la guida della Coalizione nazionale e nel 2008 fu incoronato dal Financial Times miglior ministro delle Finanze in Europa. Katainen ha fatto della responsabilità il concetto chiave del programma per una Finlandia aperta e disposta a contribuire ai salvataggi nell’ottica di un’economia di mercato che richiede lungimiranza: l’aggravarsi della crisi in Europa costerebbe caro a un Paese che basa la propria economia sulle esportazioni. Vittoria personale per la 35enne Jutta Urpilainen, scelta nel 2008 per risollevare una socialdemocrazia invecchiata e maschio-centrica, partita malissimo e ancora accusata di imparare gli slogan a memoria, ma capace di intercettare l’insoddisfazione e gli umori euroscettici dell’elettorato. «L’Europa resta troppo importante — dice al Corriere Juha Jokela, direttore del programma di ricerca sulla Ue del Finnish Institute of International Affairs —. Quando, dopo la fine della Guerra fredda, la Finlandia rivide la propria collocazione internazionale, trovò il suo posto nel mondo in seno alla Ue (alla quale aderì nel 1995, ndr). Ci auguriamo che il contributo di Soini si limiti a un esercizio critico, in fondo sintomo di maturità » .
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